Il trailer del film[/size=1]
di Giorgia PietropaoliC’era un tempo (non troppo lontano), in cui un uomo, un attore, non sbagliava mai un colpo, un ruolo. Definirlo istrionico non gli rendeva abbastanza giustizia. Era surreale, bacato (in senso buono), variopinto, smorfiettoso, malinconico. Un attore capace di fare cose che altri non riuscivano neanche ad immaginare. Sto parlando di Johnny Depp, ovviamente. Qualcuno l’ha definito l’erede di Buster Keaton, qualcun altro ha paragonato il suo rapporto con Tim Burton a quello che c’era tra Marcello Mastroianni e Federico Fellini. Ma Depp è una cosa a parte, da sempre. È lui, con le sue mille maschere. E basta. Devo a lui (e a Burton) se, a cinque anni, ho cominciato a nutrire una passione sfrenata e poco gestibile per quella che viene definita come “settima arte”. Era il 1990 e a me, quell’uomo/robot sfregiato con due forbici al posto delle mani, sembrava pura magia. E lo era.
Quindi, è dolore fisico/mentale/psicologico quello che sto provando, mentre scrivo questa recensione. Perché Will Caster, lo scienziato che Depp interpreta in Transcendence, getta un’ombra cupa su Edward, Sam, Ed Wood, Don Juan, Ichabod, George Jung, J.M. Barrie, Jack Sparrow, Willy Wonka, Sweeney Todd, persino sul Cappellaio Matto, Barnabas e Tonto. Solo per citarne alcuni. Per carità, Depp ne ha fatte di boiate (chi non ricorda The Astronaut’s Wife alzi la mano) e non è che debba, necessariamente, indossare chili di cerone colorato ogni volta, per dimostrare la sua bravura. Anzi, il personaggio di Caster è il più mascherato di tutti gli altri suoi ruoli. Una maschera che lo imbriglia, lo immobilizza in uno stoccafisso virtuale. E il più grande pregio che ha quest’attore è proprio la mobilità. Facciale, corporale, vocale. Ogni tipo di mobilità che vi può venire in mente. E addio magia.
Ma la colpa è della storia e, in parte, della regia. Una storia lenta che procede arrampicandosi sulla costante ricerca di elementi drammatici e poco scientifici, incapace di creare veri momenti di tensione, incapace di puntare il dito chiaramente e di prendere una posizione, anche banale. Punta alla poeticità, fallendo e mancando, così, di cogliere gli aspetti artificialmente intelligenti che potevano essere sfruttati in maniera originale. Mischia nel copione scene improbabili, nanoparticelle che sembrano figlie di una strana stregoneria e zombie incomprensibili. Manca la passione, manca un cattivo efficace (e non basta buttare lì: «Perché ci servono i terroristi?/Ci serve qualcuno da incolpare se qualcosa va storto». Ma dai!), manca la credibilità scientifica e tecnologica. «La gente ha sempre avuto paura di ciò che non comprende». Vero ma Wally, caro Wally Pfister che ti prendi la briga di dirigere questo film, dimostralo. Nolan t’avrà pure insegnato qualcosa, no?
«Mia moglie vorrebbe cambiare il mondo. Per ora io mi accontento di capirlo».
Anch’io mi accontenterei di capire. Di capire il senso di due girasoli isolati che si nutrono di acqua nanoparcellizzata.
«Puoi dimostrare di avere coscienza di te?/Questa è una domanda difficile Dottor Tagger… Lei può?» La contrapposizione tra coscienza, volontà, sentimenti, umanità e intelligenza artificiale rappresenta il nucleo di questa pellicola ma è appena accennato, ricco di tanta potenzialità che va, totalmente, sprecata. «Una volta online, una macchina senziente supererà rapidamente i limiti della biologia. il suo potere analitico sarà più grande dell’intelligenza collettiva del sapere universale. Immagina una tale entità con l’intera gamma delle emozioni, perfino la coscienza di sé. Io la chiamo Trascendenza». Così come va sprecato un cast che più cast non si può.
Al fianco di Depp, troviamo un’algida (e, alla fine, pure scientificamente atea) Rebecca Hall che sembra una macchina; c’è Morgan Freeman che ti chiedi “perché?”; c’è Cillian Murphy di cui, forse, solo Nolan e Neil Jordan sono riusciti a coglierne le virtù; c’è Paul Bettany che sai che può fare di più e meglio. Poi c’è Kate Mara, sorellina di quella Rooney: lei non è sprecata. Anzi, se le due sorelle smettessero di recitare e aprissero un ristorante a New York, bè, io non ne sentirei la mancanza.
«La biochimica è emozione» e le emozioni umane possono «contenere un conflitto illogico. Si può amare una persona e odiare certe sue azioni o comportamenti». Anche certi film contengono un conflitto illogico. Si può amare, senza condizioni, il suo interprete principale ma odiare tutto il resto. Ecco, io mi trovo proprio dentro un conflitto illogico. Per risolverlo, mi sa che adesso mi guardo, per la centesima volta, Edward Scissorhands. Almeno ritrovo quella magia.
«Alla fine, il virus distrusse tutto». Anche il ricordo di aver visto questo film. Trascendenza che?
[b]TRANSCENDENCE[/b]Regia di Wally Pfister
Con Johnny Depp, Paul Bettany, Rebecca Hall, Kate Mara, Cillian Murphy
Azione, 119 min.
USA, 2014
Uscita giovedì [b]17 aprile 2014[/b]
[b]Voto Popoff[/b]: 2/5