«Le parole di Matteo Renzi sono gravi, gettano benzina sul fuoco invece che cercare finalmente un confronto. Se l’assenza dei lavoratori è un problema insormontabile, il buon senso invita ad ipotizzare date alternative per il debutto della Turandot». Ha commentato così Giancarlo Albori, coordinatore nazionale Area Democrazia e Lavoro di Slc-Cgil, che non accetterà imposizioni dall’alto «senza trattative».
La polemica sta infuriando ormai da mesi: alla Scala dovrebbe debuttare il primo maggio (festa dei lavoratori e giorno di partura dell’Expo 2015) la “Turandot”, diretta da Riccardo Chailly, ma alcuni dipendenti, per lo più tecnici, hanno giià annunciato che non si presenteranno quel giorno al Teatro alla Scala.
«Il premier – ha aggiunto il coordinatore – parla di boicottaggio, ma forse è stato male informato: c’è un diritto sancito dalla Cassazione, quello di festeggiare la ricorrenza del Primo maggio».
«È un inaccettabile boicottaggio di una minoranza – ha aggiunto Albori -. Il governo è pronto anche a misure normative» per evitare quella che potrebbe essere una vera disfatta nel giorno in cui gli occhi di tutto il mondo saranno punti su Milano.
Il sovrintendente Alexander Pereira, in un’intervista, ha aperto al dialogo: «Abbiamo chiesto ad ogni dipendente la disponibilità a lavorare alla Turandot per l’apertura di Expo» ha chiarito, aggiungendo che «per i lavoratori della Scala è una grande chance inaugurare Expo. Dobbiamo aspettare». Ad aderire alla linea astensionista, ha ribadito Pereira, sono pochi: «Non abbiamo bisogno di 150 persone sul palco».
«C’è tutto il tempo per correggere la data, visto che i biglietti saranno in vendita dal 19 febbraio – ha risposto indirettamente Albori al sovrintendente -. Bisogna smettere di strumentalizzare la legittima posizione dei lavoratori», aggiungendo che le «normative di emergenza» evocate da Renzi sarebbero «del tutto inefficaci» a risolvere la situazione, oltre che di «dubbia costituzionalità».
Il Primo maggio ha aperto una spaccatura anche all’interno dello stesso sindacato e c’è chi è disposto a trattare pur di mandare in scena la “Turandot”. «Expo cade una volta ogni duecento anni, è doveroso partecipare all’inaugurazione», ha dichiarato Domenico Dentoni della Uil. Il segretario milanese della Cisl Danilo Galvagni ha dichiarato: «Non è il caso di invocare soluzioni drastiche, dovrebbe bastare il buon senso. Il problema riguarda tutta la città. Non credo si possa affidare l’attività di accoglienza al lavoro volontario. Occorre una presa di posizione forte dei sindacati confederali per dissolvere equivoci che possono costare cari a Milano e all’Expo».