Conoscevo e ammiravo Domenico Notarangelo, ma ho avuto la fortuna di incontrarlo soltanto un mese fa. Mi aspettava in un letto di ospedale. Ci eravamo organizzati con i figli Mario, Toni e Peppe per registrare una conversazione tra me e lui sulla sua collaborazione con Pier Paolo Pasolini quando il regista capitò a Matera nel 1963 per realizzare “Il Vangelo secondo Matteo”.
Nel 1963, Pasolini tornava dalla Palestina dove aveva deciso di girare il suo film. Ma la Palestina, sfigurata esteriormente da un’edilizia selvaggia e devastata interiormente dalle tensioni fra palestinesi e israeliani, lo lasciò di sasso.
Il regista non aveva più la pallida idea di dove ambientare il film. Qualcuno gli suggerì Matera, e Pasolini ci andò. Per prima cosa, si recò alla locale sezione del Pci per chiedere collaborazione e protezione. Erano tempi in cui Pasolini, ormai famoso, veniva spesso aggredito in strada da fascisti e omofobi. In quei tempi, Matera era un luogo abbandonato da dio e dagli uomini. Era stata definita dall’Italia democristiana “la vergogna d’Italia”.
Il segretario della sezione del Pci di Matera era Domenico Notarangelo. Ma Domenico era anche una persona molto più importante e complessa del ruolo politico che ricopriva. Domenico era un artista, un antropologo, un sociologo. Esattamente come Pier Paolo Pasolini. Aveva fatto decine di migliaia di foto, tutte significative, tutte straordinarie, per raccontare la sua terra e tutti coloro che continuavano ad abitarla in una vita fatta di stenti.
Quello di Notarangelo è un mondo di fotografie dal valore inestimabile e lui era un fotografo del calibro di Salgado e di Cartier Bresson. Le sue foto saranno materia di studio universale nei prossimi anni, decenni, secoli. Infatti, grazie a Pasolini e a Notarangelo, la “vergogna d’Italia” è diventata nel frattempo capitale della cultura europea. Perché Matera rappresenta probabilmente il più antico insediamento umano che si conosca, risalente a più di centomila anni fa.
Quando Peppe, Toni e Mario mi hanno concesso il privilegio di consultare l’archivio di Domenico Notarangelo, sono rimasto folgorato. Ho rivisto in quelle foto innumerevoli inquadrature del “Vangelo secondo Matteo” e ho avuto modo di capire, con sommo stupore, che Domenico è stato a tutti gli effetti il coautore del “Vangelo secondo Matteo”, così come Sergio Citti (al quale ho dedicato il film “La Macchinazione” sugli ultimi mesi di vita di Pasolini) fu il coautore dei primi due film di Pier Paolo Pasolini, Accattone” e “Mamma Roma”.
“Pier Paolo mi fece fare il centurione nel film -racconta Domenico Notarangelo- una comparsa parlante. Con le macchine fotografiche in mezzo alle gambe, nascoste sotto la corazza, potei fare molte foto sul set del “Vangelo secondo Matteo”. Hanno fatto il giro del mondo. Ora fanno parte del mio archivio storico, fatto di fotografie, giornali, quadri, giornali, tessere di partito, manifesti, documenti che dappertutto si offrono di ospitare, tranne che a Matera”.
Questa dichiarazione così pasoliniana, da “non profeta in patria”, risale al 2013. Domenico Notarangelo non è riuscito a parlare con me. Voleva farlo ad ogni costo, ma non ne aveva più la forza. In quell’ospedale, ho preso la sua mano tra le mie e ci siamo scambiati sguardi e sorrisi che non potrò mai dimenticare. Anche perché il suo sguardo diceva molto più di mille parole. Era uno sguardo felice, uno sguardo d’amore, privo di qualunque angoscia, nonostante la fine annunciata. Era lo sguardo di un uomo che ha dato tanto agli altri. Noi italiani sappiamo essere incredibilmente egoisti ma altrettanto incredibilmente altruisti.
Matera è Matera grazie a te, Domenico. Lo sanno in tutto il mondo, e persino a Matera. Se qualcuno ancora non lo ha capito, vedrai, non tarderà ad accorgersene.
(Una foto recente di Domenico Notarangelo)
Notarangelo segretario locale del Pci in un comizio del 1972