Fu un’edizione speciale quella “Canzonissima” di 50 anni fa. Un’edizione ricca di debutti, personaggi e soprattutto brani rimasti nella storia della nostra musica. Presentata dal grande Peppino Di Filippo e ribattezzata eccezionalmente “Scala Reale”, lanciò artisti che poi avrebbero avuto di lì a poco un enorme successo che dura ancora adesso.
Nomi come i giovanissimi Amedeo Minghi, Patty Pravo e Massimo Ranieri (15 anni), il mago Silvan, coi suoi sorprendenti giochi di carte nella sigla d’apertura che evocavano il titolo dello show e la famosa macchietta di Pappagone, sorta di maschera della commedia dell’arte tutta partenopea interpretata dallo stesso De Filippo, che lanciò tormentoni divenuti popolarissimi tanto da entrare nel lessico comune, come “Eque qua”.
Ma quella edizione che nella notte della Befana del ’67 regalò centinaia e centinaia di milioni di lire grazie ai biglietti della Lotteria di Capodanno, sarà ricordata anche per la canzone vincitrice, la canzonissima appunto, “Granada”, il brano firmato dal messicano Agustin Lara considerato un evergreen internazionale (oltre 200 versioni) che da quella sera verrà legato automaticamente al suo interprete, Claudio Villa, che ne farà il cavallo di battaglia del suo repertorio.
Concepito come gioco musicale a squadre che si incontravano a due a due in un torneo a eliminazione diretta, in cui al voto delle giurie si sommavano i voti delle cartoline inviate dagli spettatori, “Scala reale” è il programma del sabato sera per antonomasia che tutti seguono, una maratona che inizia ad ottobre del 66 e termina appunto la notte della befana dell’anno seguente. Ognuna delle 16 squadre partecipanti è formata da quattro cantanti, uno dei quali con funzione di capitano.
I capitani delle squadre erano: Domenico Modugno, Little Tony, Gene Pitney, Sergio Endrigo, Claudio Villa, Aurelio Fierro, Ornella Vanoni, Nunzio Gallo, Gigliola Cinquetti, Nini Rosso, Gianni Morandi, Nilla Pizzi, Dalida, Bobby Solo, Michele, Françoise Hardy.
Alla finale del 6 gennaio arrivano le due squadre più votate e tifate dal pubblico, quella di Gianni Morandi, beniamino di un pubblico eterogeneo e cantante del momento (è in Hit parade proprio con la canzone che presenta “La fisarmonica”) che è composta da Dino, Sandie Shaw e Romano VIII e quella di Claudio Villa, il veterano della canzone melodica e del bel canto “all’italiana”, vent’anni di successi alle spalle tra Sanremo e festival di Napoli e conosciuto in tutto il mondo, che è composta da Iva Zanicchi, Gianni Pettenati e Achille Togliani.
E’ un duello che appassiona i telespettatori e che è seguito ampiamente dalla stampa specializzata (Sorrisi e Canzoni, Giovani, Ciao Amici, Big) che propende per il ragazzo di Monghidoro e quella nazionale rappresentata dalle grandi testate, più equidistante. In pratica a lottare per il titolo sono due artisti che rappresentano due mondi e due modi di cantare diversi seppur entrambi melodici. Il loro insomma è soprattutto uno scontro generazionale.
Morandi è il nuovo, Villa il vecchio. Nonostante abbia solo 40 anni, un’età che ai giorni nostri apparirebbe sicuramente ininfluente per qualsiasi giudizio artistico (si pensi ai 52 anni di Ramazzotti, ai 64 di Vasco, ai 79 di Celentano), Villa è considerato il “matusa”, il simbolo di tutto quello che i giovani contestano.
L’autorità, i genitori, i professori, ma soprattutto il suo modo di cantare, che per i “capelloni” e le ragazze con la minigonna che seguono la cosidetta “musica yè yè” e i complessi (Beatles, Rokes, Equipe 84 ecc.), è decisamente superato, antico si direbbe oggi. La forte personalità del Reuccio, come lo aveva soprannominato simpaticamente l’amico Corrado regalandogli un appellativo che lo accompagnerà per tutta la vita, e la sua propensione alla polemica, contribuivano peraltro ad alimentare anziché smorzare le contestazioni nei suoi confronti.
Ma i dissensi al suo modo di cantare, quella notte di 50 anni fa furono messi a tacere. I preventivati ed attesi fischi si tramutarono in applausi a scena aperta non solo al Teatro delle Vittorie dove si svolgeva in diretta la finale, ma anche nelle case degli italiani perché tutti furono conquistati dalla sua “Granada”. Con un’interpretazione memorabile infatti, “il combattente” Villa si superò davanti a venti milioni di telespettatori.
Smoking impeccabile, concentrazione massima, illuminato dal fascio di luce dell'”occhio di bue” che sottolinea la teatralità del momento, Claudio domina la canzone con piglio deciso, facendo passare in secondo piano quella città spagnola da cartolina raccontata dal testo del brano, a vantaggio della sua voce, possente e forte, a tratti tenorile ma più armoniosa di quella di un tenore, che non ha uguali.
Una voce che scuote, emoziona, che suscita brividi e ammirazione. E che nel finale del brano si esalta in un acuto interminabile che prima di quel momento nessuno aveva ascoltato da un “semplice” cantante di musica leggera in relazione a questo brano. Sarà un trionfo, non solo per i voti ricevuti dal pubblico (un milione 649.205 cartoline) ma anche per quelli ricevuti dalle giurie dislocate nelle varie sedi Rai della penisola. Il duello con Morandi è vinto, il Reuccio ha riconquistato il suo regno, quello della canzone.
“Villa ha fatto Scala Reale” titola il Messaggero il giorno dopo in prima pagina e il temuto e seguito critico televisivo Angelo Gangarossa nel lunghissimo pezzo (testimonianza inequivocabile dell’importanza del programma a quei tempi) a commento, tra l’altro scrive: “il successo di Villa è anche il successo della serietà professionale, dell’impegno, della volontà, del sacrificio. Non si può resistere venti anni impunemente nella giungla delle canzoni se non si possiede una bella voce e se il naturale talento non viene sfruttato con abnegazione e onestà verso sé stessi e il pubblico”.
Bravo Villa, la vittoria l’ha sofferta, l’ha cercata, l’ha ottenuta a denti stretti, ed è stato un successo di prestigio perchè strappato come lui stesso ha riconosciuto, a un avversario di grande valore che in pochi anni ha bruciato tutte le tappe. La sua “Granada” ha fatto centro e ha riportato all’attenzione generale il bel canto ed il suo interprete principale e così da quella notte magica della Befana di 50 anni fa “Granada” sarà Claudio Villa e Claudio Villa sarà “Granada”. Un binomio indissolubile consacrato dalla televisione che da episodio della storia del costume diventerà nel tempo elemento fondante del mito di un artista indimenticabile. E ineguagliabile. Come la sua “Granada”.