di Francesco Troncarelli
Era andato perso, non se ne sapeva più nulla, più ci si interrogava su come si fosse svolto quel Sanremo, più si rimaneva senza risposte. Pochissime fotografie, nessun filmato, nulla di visibile insomma per farsi almeno un’idea. Poi “scavando” qua e là, cercando in giro, anche all’estero, con un lavoro paziente e quasi da intelligence, il 17° Festival della Canzone italiana del 1967 che era praticamente sparito (distrutto da un incendio negli archivi insieme ad ulteriore materiale di altri anni, secondo alcune voci) è uscito fuori.
Esattamente 50 anni dopo, la serata finale di quel festival che assegnava la vittoria alla coppia Villa-Zanicchi con “Non pensare a me”e che è ricordato soprattutto per la tragica morte di Luigi Tenco, è stata finalmente recuperata da Rai Teche, la struttura di viale Mazzini guidata da Maria Pia Ammirati. Una vera e propria chicca, che ci introduce in una stagione della nostra vita in bianco e nero ma che regalava emozioni a colori con tante canzoni. Come quelle che si possono riascoltare nella esecuzione dal vivo di quella finale e che viene adesso riproposta nell’anniversario della andata in onda in quel gennaio del 67, su Raiplay.
Dopo il recupero in Germania dell’edizione 1966, adesso è la volta del ritrovamento di una copia del famoso Sanremo 1967 trasmessa in un paese del Sudamerica e recuperata da un collezionista di Malta. A quei tempi il festival veniva trasmesso in Eurovisione in diretta e nei giorni successivi, un filmato montato appositamente della finale, veniva distribuito ad altre nazioni in varie parti del mondo. Quella ritrovata è una di queste, ovviamente quindi non è la versione integrale.
La finale di Sanremo 1967 recuperata consiste infatti in un vecchio riversamento di un vidigrafo in pellicola 16mm, che riproduce una versione “compattata” di quanto andato in onda la sera del 28 gennaio 1967 dal Salone delle Feste del Casinò municipale di Sanremo.
Purtroppo contiene il taglio delle esibizioni di Wilma Goich, Sergio Endrigo, Giorgio Gaber e Annarita Spinaci che pure si classificò seconda con “Quando dico che ti amo” scritta da Tony Renis, ma tant è. Gli artisti si vedono, annunciati da un Mike giovanissimo coadiuvato da Renata Mauro, ma al momento dell’inizio della esibizione, c’è il taglio galeotto.
Poi ci sono gli altri partecipanti, nomi come i Giganti che in quel periodo andavano fortissimo e non a caso con la loro “Proposta” (Mettete dei fiori nei vostri cannoni) arrivarono terzi, Pino Donaggio, Gian Pieretti (Pietre), e anche Orietta Berti e Gianni Pettenati che portavano “Io, tu e le rose” e “La rivoluzione” ovvero le canzoni citate nella famosa lettera di addio di Tenco, a mo’ di esempio della criticabilità delle scelte della giuria che l’aveva mandata in finale.
Per fortuna ci sono anche le esibizioni di Ornella Vanoni con “La musica è finita” firmata da Califano e Bindi, Don Baky col suo capolavaro “L’immensità”, Lucio Dalla capellone e barbuto con “Bisogna saper perdere” (di tutte è l’unica esibizione completamente restaurata e perciò visibile molto bene) e Little Tony con quel “Cuore matto” che risulterà il brano più venduto non solo del festival, ma dell’anno. Un successo enorme.
Si tratta delle prime esecuzioni assolute di canzoni rimaste nella storia della musica italiana, nonché di esibizioni di artisti divenuti importanti mai più viste dopo la messa in onda in diretta di quella sera e perciò molto interessanti, alle quali, come in una sorta di extra, si aggiungono i filmati delle prove effettuate nei giorni precedenti l’inizio del festival, da Bobby Solo, Johnny Dorelli (in maglione e con le mani in tasca), Marianne Faithfull (C’è chi spera), Dalida con “Ciao amore, ciao” cantato in coppia con Tenco.
Manca stranamente per essere filmato trasmesso in Sudamerica, Claudio Villa, il reuccio della canzone, conosciutissimo all’estero come rappresentane del bel canto italiano. Lo si vede solamente nel finale al momento della proclamazione del brano vincitore, ma è un’assenza pesante e vieppiù ingiustificata data la sua notorietà internazionale.
Resta comunque l’importanza del ritrovamento, frutto della tenacia e del grande lavoro svolto da Rai Teche e dal comitato scientifico creato appositamente per organizzare questo tipo di ricerca da segugi, formato dall’autore e regista televisivo Luca Rea, Dario Salvatori, Roberto Rossetto, Tatti Sanguinetti e Federico Bonelli. L’acquisizione dei programmi mancanti colma i vuoti dei cosiddetti buchi d’archivio e insieme alla digitalizzazione completa delle Teche permetterà di conservare e sfruttare al meglio la memoria archivistica del nostro Paese.
E la caccia continua. L’obiettivo ora per quel Sanremo, è di recuperare l’esibizione di Luigi Tenco, cosa peraltro difficilissima perché avvenne nella prima serata che non andò all’estero, si spera quindi in qualche appassionato che sia riuscito a filmarla privatamente e l’abbia conservata sino ad ora. Sarebbe un recupero incredibile e importantissimo considerata la vicenda umana e artistica del cantautore sempre di grande interesse.
Un altro straordinario ritrovamento comunque c’è stato proprio in questi giorni presso l’Archivio della tv Cecoslovacca, è la finale di Sanremo del 1973, presentata anche in quella occasione da Mike Bongiorno e vinta da Peppino Di Capri con “Un grande amore e niente più”.
In questa puntata, mai vista in Italia dopo l’esecuzione del tempo, vedremo una sorta di doppio inedito. Infatti la finale quell’anno fu registrata a colori ma mandata in onda in B/N mentre la Cecoslovacchia ce la restituisce nella ripresa originale. In quell’occasione la Rai infatti usò per la prima volta le telecamere a colori in via sperimentale e oggi possiamo rivedere quindi una puntata mai vista in Italia. Un fatto storico per la tv italiana.
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