Addio ad Al Jarreau, il cantante dalla tecnica sovrumana
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Addio ad Al Jarreau, il cantante dalla tecnica sovrumana

La sua voce spaziava dal baritono al mezzo soprano, al soprano leggero

Addio ad Al Jarreau, il cantante dalla tecnica sovrumana
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Piero Montanari Modifica articolo

12 Febbraio 2017 - 21.55


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La sua voce non era classificabile tra le voci naturali del canto jazz, perché spaziava dal baritono al mezzo soprano, al soprano leggero con saltabecchi nel basso e nel falsetto, e il suo intenso fraseggio “be bop”unico e fluente, esclusivo ed innovatore, combinava il suo originalissimo stile canoro tra  toni acuti e subacuti con toni bassissimi e flautati, alternandoli fra loro con agili e veloci melismi  tecnici per creare un’iperattiva sorgente di suoni, mai fuori del suo controllo. Vocalismi a volte eterei ma a volte, invece, così potenti da imitare trombe e sassofoni, come si usa fare nel canto “scat”, quello che imita i suoni dell’orchestra e del quale erano maestri Armstrong e Ella Fitzgerald.
Questo era Al Jarreau, morto al Los Angeles il 12 febbraio a 76 anni, dopo un ricovero per un non precisato “esaurimento nervoso” a causa del quale aveva dovuto annullare tutti i suoi impegni artistici. Una vita nella musica ed icona mondiale dell’eccellenza del canto jazz, Alwyn Lopez, detto “Al” Jarreau da Milwaukee, non aveva rivali e con la voce poteva fare qualsiasi cosa. Così mi disse lui stesso una volta a cena in un ristorante di Roma molti anni fa, quando venne per promuovere un suo nuovo disco, Breakin’ Away, che non era propriamente un disco di jazz ma di pop.  Me lo ritrovai fortunatamente a fianco nel tavolo e gli chiesi subito perché – lui che era un jazzista puro – avesse deciso di fare la scelta di cantare musica pop. “I can sing everything i want” – posso cantare qualsiasi cosa mi vada, rispose seccamente e un po’ scocciato, forse imbarazzato dalla mia domanda troppo diretta.
Ed era vero. In effetti, il figlio del pastore della Chiesa Avventistica del Settimo Giorno, avrebbe potuto cantare anche il vecchio elenco del telefono che avrebbe fatto scalpore. Ammirato nel mondo, tutti i musicisti importanti lo avrebbero voluto nelle loro session per suonare con lui. Venne anche ospite a Sanremo nel 2012 e cantò Parla più piano di Rota con i Matia Bazar, duettò anche con Checco Zalone, che tra l’altro suona magnificamente il piano e ama il jazz.  Ma, senza nulla togliere, gli artisti con i quali collaborò avevano nomi più altisonanti: Quicy Jones, Stevie Wonder, Lionel Richie, Michael Jackson, che lo considerava un grande maestro.
Ci mancherà molto Al Jarreau, anche se per fortuna resterà per sempre la sua musica. Forse muore con lui l’ultima icona mondiale del canto jazzistico “scat” e un immenso vocalist con una tecnica strabiliante, ineguagliabile, paragonabile solo a quella di personaggi come Demetrio Stratos degli Area, artisti che hanno superato il canto umano, esplorando territori sconosciuti della voce e scalando vette musicali mai toccate da nessuno.

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