Mirella Santamato e il suo libro "Quando Troia era solo una città": addio al patriarcato
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Mirella Santamato e il suo libro "Quando Troia era solo una città": addio al patriarcato

E' un libro scritto con ingegno, intuizione e immaginazione. Sotto accusa il potere patriarcale instauratosi in tutte le menti umane da millenni, in modo furbo e con l'inganno (come un cavallo di Troia)

Quando Troia era solo una città
Quando Troia era solo una città
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Veronica Matta Modifica articolo

9 Marzo 2017 - 16.35


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“Quando Troia era solo una città” è un libro di Mirella Santamato, scrittrice, poeta, giornalista, pubblicato da Uno Editori.

Un bel libro in concomitanza con l’8 Marzo cade a pennello. Non è una storiella, richiede attenzione, perché è un libro scritto con ingegno, intuizione e immaginazione. Sotto accusa il potere patriarcale instauratosi in tutte le menti umane da millenni, in modo furbo e con l’inganno (come un cavallo di Troia) – esaltando la guerra e il possesso attraverso la morte e la distruzione, creando squilibri sia nelle società sia sull’ambiente. Una “trappola invisibile” riconoscibile, seguendo il filo conduttore dell’autrice, nella cancellazione di tutta la simbologia che rappresentava la Donna, la Dea Madre, le Dee, le Amazzoni “forti come gli uomini” prima che queste venissero asservite, schiavizzate, oppresse, raggirate. La distruzione della simbologia della forza delle Dee antiche, custodi di prosperità, fertilità e dell’arte curativa darà origine alla violenza fino ai nostri giorni.

Stimolata da 3 testi fondamentali per l’umanità, l’Iliade, l’Odissea, la Bibbia, l’autrice compie un tentativo di ritorno alle origini dell’umanità, ad uno stadio di armonia tra uomini e donne, quando Dei e Dee vivevano pacificamente. L’Iliade rappresenta il più antico libro che narra la prima guerra dell’umanità. Ma com’era – si domanda l’autrice – prima della guerra, quel mondo? È la disamina del poema a consentire all’autrice un rovesciamento del nostro mondo che esige di essere capito attraverso la decodificazione di molti enigmi.

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Elena di Troia, traditrice. E’ questo il significato negativo che tutti conosciamo. Una donna abbandona il marito per il giovane amante, Paride (fratello di Ettore) e da quella narrazione l’Amore verrà considerato la causa principale della prima guerra. Troia che una volta indicava una delle più belle città del mondo antico, ora è diventato epiteto offensivo per una donna. Numerosi gli spunti non banali che Mirella Santamato offre agli uomini e alle donne come occasione per ripensare a se stessi e per farci rendere conto – di quanti millenni ci vorranno per tornare alla libertà delle antiche donne descritte nell’Iliade o addirittura ancora più indietro, alla libertà delle donne che vivevano in società non ancora patriarcalizzate.

Questo libro è dedicato alle figlie e ai papà. Perché?

Perché molte donne sono figlie di padri patriarcali. E i padri patriarcali non capiscono le figlie femmine. E viceversa.

Tre libri “sacri”, l’Iliade, l’Odissea e la Bibbia, tra mito e realtà hanno condizionato per secoli l’evoluzione dell’umanità. Il tuo libro appare come un tentativo di ricostruire un brandello della nostra storia quasi a voler ricomporre un puzzle (di cui nessuno di noi conosce il disegno originale)

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Si, esatto. L’unica cosa è che nessuno dei tre è sacro, anche se la Bibbia viene ritenuta tale.

Quale cammino delinei per chi si addentra nei meandri della storia umana dei secoli passati per sfuggire all’inganno?

Di leggere da soli i grandi testi e non fidarsi delle interpretazioni della tradizione.

Un ritorno ai classici per una buona paideia?

Esatto. Brava. La verità bisogna cercarla da soli, non accettare quelle che ci vende il potere.

 

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