Expedition è un docufilm prodotto da Omnia Gold Studios Production per la regia di Alessandra Bonavina con il sostegno dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con la Nasa. Abbiamo sentito proprio la regista che è anche la produttrice del documentario. Ci ha raccontato come è nata l’idea e quanto questo film sia innovativo.
Cosa viene raccontato in Expedition 2017? Le difficoltà, le sfide presenti e future e i retroscena della missione spaziale prevista per fine luglio di quest’anno, con vantaggi e ripercussioni sugli aspetti più direttamente legati al benessere futuro dell’uomo. Il protagonista è l’astronauta Paolo Nespoli che ci aprirà le porte di questa casa comune dello spazio per condurci dietro le quinte appunto di “Expedition”.
I docufilm hanno come obiettivo raccontare in modo realistico e in questo caso scientifico una storia. Cosa imparerà lo spettatore vedendo questo lavoro? In questo lavoro documento le varie fasi dell’addestramento, dall’esercitazione nei simulatori, l’addestramento aereo, gli esperimenti, il lavori degli addestratori e di tutti i professionisti che contribuiscono all’organizzazione della missione, saranno utili al fine di ricostruire fedelmente la realtà di quello che c’è dietro una missione spaziale oltre a testimoniare l’importante lavoro e la cooperazione tra le Agenzie Spaziali dei diversi Paesi che hanno permesso all’uomo di andare nello spazio per esplorare, conoscere e imparare cose importanti per migliorare la vita sulla Terra ma è anche un passo avanti verso una sfida più ambiziosa, una missione umana su Marte.
Vedremo anche quanto di “estremo” c’è nella preparazione del corpo umano per adattarsi allo spazio, un addestramento non solo fisico ma anche psichico? Assolutamente sì. Grazie a questo docufilm che racconta il prima del lancio, per questo è innovativo visto che la maggior parte dei documentari invece raccontano la spedizione, scopriremo i mesi di duro lavoro- già lontani dalle famiglie -degli astronauti. Alcuni esperimenti sono tecnologici altri medici e quest’ultimi sono fatti sugli stessi astronauti, visite mediche o piccoli interventi.
In questo caso il protagonista è Paolo Nespoli. Come ha preso l’idea di diventare “attore” senza dover recitare ma semplicemente “mostrando se stesso”? C’è dietro un lavoro di convincimento (lo dice sorridendo), all’inizio vedersi seguito dalle telecamere capisco che non sia stata una cosa tanto piacevole ma adesso direi che l’apporto che Paolo sta dando al film in termini di disponibilità e spontaneità è importantissimo!
Mi dicevi che è un docufilm innovativo? Perché? Sì, ogni missione ha il suo documentario. Ma noi, come accennavo prima, non raccontiamo l’astronauta nello spazio, ma tutto quello che c’è prima. La preparazione della missione e quindi anche dell’astronauta, il film racconta il lungo processo prima del lancio. Le persone non sanno che le difficoltà e la fatica iniziano prima di mettere piede in orbita.
E’ un working in progress, il lancio è previsto per fine luglio? Sì, noi giriamo con i tempi fissati dalla missione e l’ultimo ciak sarà proprio a fine luglio.
Lo vedremo al cinema o in tv? In tv certamente ma il mio obiettivo è il cinema, anche se in Italia i documentari hanno sempre più difficoltà a essere distribuiti nelle grandi sale. Ma ho già ricevuto dei feedback positivi.
Venerdì questa prima parte del lavoro verrà presentata ai giornalisti? Sì, approfittiamo della presenza di Paolo Nespoli a Roma per mostrare il 20% del lavoro. Paolo quando il film sarà pronto sarà nello spazio e non potrà vederlo. Diciamo quindi che la serata di venerdì è soprattutto per lui.