Andrej Tarkovskij, maestro del cinema russo, disse di Ingmar Bergman che secondo lui era “il più grande regista della storia”. E l’opinione di Tarkovskij conta ed è ampiamente condivisa dai più grandi registi ancora viventi: Woody Allen ne è sempre stato ossessionato, come Rohmer e Truffaut prima di lui. Lars Von Trier non ha mai nascosto l’enorme ammirazione per il regista svedese, nato 100 anni fa, il 14 luglio del 1918 a Uppsala.
I film di Bergman hanno cambiato per sempre la storia del cinema: in una smisurata filmografia, impossibile da riportare per intero, un posto speciale merita la sua opera più famosa, Il Settimo Sigillo, in cui un Max Von Sydow interpreta Antonius, cavaliere crociato che inizia una celeberrima partita a scacchi con la morte, in un Medioevo metafisico dove il mondo si avvicina alla sua fine.
La psicologia tormentata dei suoi personaggi è leggenda, la loro oscurità dell’animo tradotta in immagini: per il suo centenario Bergman si vedrà celebrato in tutto il mondo del cinema, in cui nessuno può dirsi, in coscienza, distante da Bergman: nessun altro ha saputo traghettare la psicanalisi da esperienza astratta dell’inconscio in visualità lacerante
Argomenti: Cinema