In una lectio magistralis tenuta a Roma Tre, la scrittrice e giornalista Edith Bruck, sopravvissuta ad Auschwitz, ha rievocato l’orrore della sua esperienza di ebrea scampata per un soffio alla morte: “la mia università si chiama Auschwitz, un’università dove si impara tutto per sempre, anche a conoscere sè stessi”.
L’Università ha conferito alla scrittrice la laurea honoris causa, omaggio di cui è stato insignito con lei anche Don Roberto Sardelli, fondatore della scuola 725, ritenuta tra le più importanti iniziative di pedagogia popolare realizzate in Italia dal dopoguerra.
“Queste lauree sono testimonianza della profonda attenzione della nostra Università nei confronti di tutto quello che è memoria storica, impegno sociale e diffusione della cultura”, ha fatto notare il rettore Luca Pietromarchi.
“Entrambe esprimono l’importanza che Roma Tre, in ogni sua manifestazione, assegna ai verbi servire (il prossimo) e ricordare (la storia)”. La carriera di scrittrice, poetessa e editorialista per i principali quotidiani italiani della Bruck è stata coronata con la laurea honoris causa, ha ricordato il professor Paolo D’Angelo, direttore del dipartimento di filosofia, comunicazione e spettacolo, per “sottolineare con forza l’opera da lei intrapresa, lungo tutta una vita, per testimoniare l’orrore della Shoah e per mantenere viva la memoria di ciò che è accaduto in Europa per mano del nazismo e degli esecutori ad esso asserviti, oltre che per tenere desto nelle giovani generazioni il rifiuto dell’intolleranza e del razzismo”. Edith Bruck, ha aggiunto, “non si è limitata a raccontare lo sterminio, ma ha anche riflettuto sul peso dell’esperienza vissuta e sulle difficoltà che il testimone incontra nel farsi ascoltare”.
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