Da Carlo Martello a Trump, tutti gli "eroi" del killer Tarrant
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Da Carlo Martello a Trump, tutti gli "eroi" del killer Tarrant

Brenton Tarrant, il killer della strage di Christchurch, venerava personaggi del calibro di Carlo Martello, Sebastiano Venier, Marcantonio Bragadin, Marcantonio Colonna. Tra i suoi "eroi" anche Trump e Breivik

Strage di Christchurch: da Carlo Martello a Trump, tutti gli "eroi" del killer Tarrant
Strage di Christchurch: da Carlo Martello a Trump, tutti gli "eroi" del killer Tarrant
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15 Marzo 2019 - 14.11


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Definiti dal killer Brenton Tarrant “miti”, ecco chi sono i personaggi che lo squilibrato venerava. 
Da Carlo Martello a Sebastiano Venier, passando per Marcantonio Bragadin e Marcantonio Colonna. 
Il killer li ha definiti “eroi” per il loro impegno decisivo in battaglie contro ottomani, musulmani e, più in generale, contro popoli invasori.
Tarrant ha citato tra i suoi miti anche il presidente americano Donald Trump e Anders Breivik, il “mostro di Oslo” che nel 2011 uccise 77 persone in Norvegia.

Carlo Martello.
Partiamo dal protagonista più “lontano” nel tempo: Carlo Martello. Un nome che evoca subito la grande e vittoriosa resistenza dell’Europa cristiana all’avanzata dei musulmani conquistatori dell’odierna Spagna. Il riferimento più celebre è senza dubbio quello della Battaglia di Poitiers del 732, in cui i Franchi riuscirono a respingere l’esercito arabo-berbero musulmano di al-Andalus, che altrimenti avrebbe imperversato nella Francia-Gallia. Due elementi storici hanno però “stemperato” alquanto il mito di Carlo Martello. Innanzitutto, al di là della tradizione popolare, ai tempi dello scontro non era il re dei Franchi, ma “soltanto” il maggiordomo di Palazzo della dinastia dei Merovingi: una sorta di reggente del re, equivalente a capo dell’esecutivo e dell’esercito. La Battaglia di Poitiers, inoltre, ebbe un esito molto più modesto rispetto a quello consegnato all’immaginario collettivo dalla leggenda: la minaccia musulmana non era stata infatti fermata, tant’è che un decennio dopo (nel 744) gli Arabi conquistarono le città provenzali di Avignone ed Arles. C’è però da dire che, sotto il profilo strategico, la vittoria fu decisiva nella misura in cui consentì a Carlo Martello di gettare le prime basi di un ambizioso futuro imperiale per sé e la sua casata, che sarebbe stato poi portato a pieno compimento dal nipote Carlo Magno.

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Marcantonio I Colonna. Il secondo “mito” di Tarrant in ordine cronologico è Marcantonio I Colonna, rinomato condottiero italiano attivo nel primo Cinquecento. Dopo essere stato assoldato come “difensore” dalla Repubblica di Firenze e aver sposato la nipote del Papa Giulio II, passò a servire dapprima la Repubblica di Venezia e in seguito anche il re di Francia. La sua impresa più rimarcabile è l’aver condotto la lega santa nella battaglia di Ravenna (1512), un grande scontro nell’ambito delle cosiddette Guerra d’Italia, conclusa con la vittoria dei francesi. Nel 1522 organizzò la difesa di Milano, ma mentre ispezionava le prime linee insieme a Camillo Trivulzio venne raggiunto da un colpo di colubrina e cadde ferito a morte.

Marcantonio Bragadin. È il turno del generale Marcantonio Bragadin, rettore della città-fortezza del porto Famagosta sull’isola di Cipro, durante l’assedio degli ottomani durato dal 22 agosto 1570 al 4 agosto 1571. Anche in questo caso, dunque, si tratta di una figura di spicco dell’avversione cristiana all’invasione turco-ottomana. La resistenza degli assediati andò oltre ogni ottimistica previsione, data la disparità delle forze in campo e la scarsità di aiuti dalla madre patria. Nel luglio del 1571 l’esercito ottomano riuscì ad aprire una breccia nelle mura della città, ma fu respinto a caro prezzo. Finiti i viveri e le munizioni, il 1º agosto Bragadin fu costretto a decretare la resa.

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Sebastiano Venier. L’anno d’azione è lo stesso in cui fu protagonista il generale Bragadin: il 1571, l’anno della celeberrima Battaglia di Lepanto. Sebastiano Venier, che in seguito fu Doge della Repubblica di Venezia, fu un grande attore dello scontro che vide le forze della Lega Santa infliggere un’importante sconfitta ai turchi. Il suo valore è pari forse soltanto ad alcune sue abitudini “stravaganti”. Nonostante avesse allora già 75 anni, Venier prese parte in prima persona al combattimento, uccidendo numerosi turchi a colpi di balestra che un aiutante gli ricaricava, poiché secondo alcune cronache le sue braccia non avevano più sufficiente forza. Fu anche ferito a un piede da una freccia che, si racconta, si strappò via da solo. Il futuro capo della Serenissima era inoltre solito calzare pantofole, invece di stivali, perché a suo parere facevano miglior presa sul ponte bagnato della nave. Tuttavia sembra che la vera motivazione sia il fatto che soffrisse di calli o di gotta.

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Anders Breivik. Non è certo un personaggio storico tout court, al pari degli altri citati, ma c’è anche Anders Breivik nella lista degli “eroi” che hanno ispirato il terrorista di Christchurch. Quest’ultimo ha spiegato nel suo “manifesto” pubblicato in Rete di aver contattato anche l’autore della strage di Utoya. Ricordando che tra gli altri ispiratori della strage figurano anche “Luca Traini, Dylan Roof, Anton Lundin Pettersson, Darren Osbourne”, Tarrant ha quindi spiegato di aver contattato i “fratelli cavalieri” di Breivik ricevendo la loro benedizione per la sua “missione” di morte.

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