Per molti fan, accettare la fine di “Game of Thrones” è stato un duro colpo, ma qualcuno è contento che la serie vincitrice di 10 Emmy sia giunta al termine. E quel qualcuno è proprio George R.R. Martin, scrittore della saga su cui si basa GoT e uno degli ideatori della serie, ha raccontato all’Observer che la fine della serie è stata “una liberazione” per lui.
“Non penso che la serie TV mi abbia fatto molto bene. Doveva velocizzare la scrittura degli ultimi due libri ma in realtà mi ha rallentato. Ogni giorno cercavo di scrivere e mi sentivo malissimo perché pensavo ‘Oddio, devo finire questo libro. Ho scritto solo quattro pagine quando in realtà avrei dovuto scriverne 40’. La fine dello show è stata però una benedizione perché ora lavoro secondo i miei tempi: ho giorni buoni e giorni meno buoni ma lo stress è molto diminuito”, ha dichiarato durante l’intervista.
Lo scrittore americano deve infatti scrivere ancora ancora gli ultimi due libri delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, la saga fantasy su cui si basa la serie. Il primo volume, Il Trono di Spade, infatti risale al 1996. La saga è composta da sette libri. Gli ultimi due, The Winds of Winter e A Dreams of Spring, non hanno però ancora una data di pubblicazione.
Martin ha detto la sua anche sulle polemiche che l’ottava stagione ha scatenato: i fan hanno infatti accusato la produzione di essere stata approssimativa e di non essere stata capace di mantenere l’alto livello delle serie precedenti e hanno addirittura firmato una petizione chiedendo di rigirare daccapo la serie.
“Sono contento delle reazioni così emozionate, che si parli dei libri o dello show, perché la narrativa è solo questo: emozione” ha inoltre aggiunto.
Martin dichiara di essere ancora contento dell’affetto che i fan gli riservano e di interagire con loro, anche se non è più come una volta, prima che lo show diventasse un fenomeno mondiale: “Non voglio più andare alle feste se c’è una coda infinita di persone che si vuole fare un selfie con me. Non è più divertente come era prima, adesso è solo lavoro”.