Nell’introduzione scritta per l’audiolibro de ‘I sommersi e i salvati’ di Primo Levi realizzato da Emons, la senatrice Liliana Segre si rivolge direttamente all’autore, cui scrive: “Tu avevi capito, resta soltanto la memoria, sempre più difficile farsi capire dalle nuove generazioni ma compito irrinunciabile finché avrà vita l’ultimo testimone”. Il testo è firmato con il numero che la Segre aveva tatuato sul braccio ad Auschwitz, 75190.
“Carissimo amico” scrive Liliana Segre, “io sono una di quelle che attraverso i tuoi libri ha scoperto anche sé stessa. Tu hai trovato le parole che cercavo: indicibile, vergogna stupore. Tu senza odio hai fatto la cronaca antiretorica di Auschwitz, hai descritto quello che anche io avevo visto”.
“Siamo sommersi o salvati? Nel numero tatuato c’è la nostra profonda identità. Vittime? Persone nuove, vive per caso e per questo incapaci, anche tu, di dire l’indicibile”, scrive la senatrice, che ricorda, sempre rivolgendosi idealmente allo scrittore: “al tempo dell’uscita del tuo ultimo libro ti scrissi dicendoti che mi credevo salvata, salva forse se non per sempre almeno in parte. Tu mi rispondesti che non c’è speranza non c’era speranza per noi che avevamo visto il male eravamo stati inghiottiti da quel male estremo”. E conclude: “Ti ringrazio amico mio, caro maestro. Anche io con te non perdono e non dimentico”.
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