Si chiamava spagnola ma non aveva nulla a che fare con la Spagna. Ma semplicemente perché quando l’epidemia scoppiò in Europa le censure vietavano la diffusione delle notizie ma ciò non accadeva in Spagna, paese neutrale.
In 3 anni, dalla fine del 1917 al 1920, l’influenza spagnola colpì, in tre diverse ondate, un terzo della popolazione terrestre.
Le morti complessive sono calcolate fra i 20 e gli 80 milioni, molto più dei morti in entrambe le guerre mondiali, con la stima del Cdc americano che si piazza sui 50 milioni.
In Italia circa 600 mila, come i morti nella Grande Guerra.
Praticamente tutte le comunità ne furono colpite, nonostante alcune ponessero delle limitazioni e quarantene fortissime. Solo piccoli territori ne furono immuni, come le Samoa americane, mentre le Samoa videro la popolazione ridursi di un quinto.
Anche l’Australia, che impose una stretta quarantena, ne fu colpita.
La mortalità fu più alta nei bambini sotto i 5 anni, negli uomini fra i 20 ed i 40, e meglio uomini oltre i 65 anni, che all’epoca erano considerati molto anziani. Il fatto che gli uomini fra i 40 ed i 65 avessero una minore mortalità non è mai stato ben spiegato: è possibile che le influenze precedenti avessero creato una forma di immunità, oppure che ci fosse qualche forma di contagio accelerato dovuto al servizio militare.
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