Da quando l’emergenza Coronavirus è cominciata, il nome di Walter Ricciardi è diventato di dominio pubblico: Consulente del Ministero della Salute, è in prima linea nella lotta contro la pandemia. Ha lavorato per l’Oms e per la Commissione Europea ed è stato presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma in pochi sanno che, prima di iniziare quella che si sarebbe rivelata una brillante carriera di medico, Ricciardi aveva davanti a sé un’altra carriera, forse altrettanto promettente, come attore.
“Non mi sarei mai aspettato di raggiungere in vita mia un traguardo del genere», aveva detto a Repubblica lo scorso ottobre.
A 20 anni, Ricciardi si è trovato davanti a un bivio, che lo ha costretto a scegliere tra la via dell’arte e quella della scienza. Una delle sue prime esperienze è stata nel ’68 con I ragazzi di padre Tobia, un programma tv che si registrava a Napoli in quel periodo (sua città natale), grazie ai genitori che lo portarono ai provini della Rai. Aveva appena 9 anni.
Poi, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, Ricciardi ha recitato con Stefania Sandrelli (in Io sono mia), Alida Valli, Giuliana De Sio, Michele Placido, Maria Schneider, e soprattutto con Mario Merola (“una persona eccezionale e di cuore che non faceva pesare la sua fama”). E poi i film Big Mamma del 1979 e Non basta una vita del 1988 .
Su YouTube si trova ancora qualche prova (come la clip da L’ultimo guappo, sempre con Merola). “C’è stato un momento in cui mi sono detto: quasi quasi vado avanti e faccio l’attore”, aveva detto nella stessa intervista. Diciamo che mi ha fermato uno sciopero. “Studiavo a Napoli ma vivevo a Roma mantenendomi con il doppiaggio. Ci fu lo sciopero dei doppiatori che volevano giustamente essere citati nei titoli. Durò alcuni mesi e io finii tutti i soldi. Così decisi di fare medico”.
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