L’Arcivescovo di Milano Mario Delpini ha pronunciato un’omelia profondamente toccante in occasione della solennità dell’Annunciazione lo scorso 25 marzo, che desideriamo riproporvi integralmente.
La messa era stata celebrata in suffragio dei fedeli e di tutti i defunti di questa terribile epidemia che ha invaso il modo e che sta colpendo anche la diocesi di Milano di cui Delpini è pastore.
In questo momento storico tragico in un Duomo deserto l’Arcivescovo non ha fatto una lectio ma ha anticipato l’invocazione di grazia presso Dio che Papa Francesco ha compiuto la scorsa sera. In adorazione davanti al Santissimo Papa Bergoglio ha invocato la benedizione di Dio su tutta l’umanità e ha chiesto il perdono dei peccati. Così qualche giorno prima per la celebrazione dell’Annunciazione, l’Arcivescovo Delpini ha invocato l’Angelo del Signore in un’omelia che si è fatta preghiera. “Manda, Signore, l’Angelo dell’Annunciazione per dare una carezza a quelli che sono morti in ospedale: noi non abbiamo potuto stringere la mano nel momento estremo, non ci è stato possibile raccogliere le ultime confidenze, scambiare un bacio per perdonarci.”
Delpini con grande umanità e sensibilità elenca ciascuna delle situazioni dolorose che in questi giorni interminabili di lutto, di paura, di isolamento molte persone sono costrette a vivere. E Per ogni singola persona che è nella sofferenza L’arcivescovo invoca l’Angelo dell’Annunciazione ovvero invoca la benedizione di Dio, la sua consolazione.
L’Ave Maria, il rallegrati, il saluto di pace “Shalom” che l’angelo rivolge a Maria non è un semplice saluto, una formula di cortesia ma un augurio, una benedizione che attraverso Maria scende sulla Chiesa e su tutta l’umanità. Così Delpini invoca la benedizione di Dio, il suo intervento benevolo su tutti quelli che sono nella sofferenza indipendentemente dal loro credo. L’arcivescovo raduna nel suo cuore nella sua preghiera la famiglia umana nella sofferenza e su di essa invoca la grazia e lo fa con la forza di parole semplici e cariche di umanità, di compassione e d’amore.
Solennità della Annunciazione
Mercoledì 25 marzo
Duomo di Milano
Celebrazione in assenza di fedeli
In suffragio di tutti i fedeli, defunti durante l’epidemia.
Venga un angelo e annunci la gioia!
1. Manda, Signore, l’angelo dell’annunciazione! Abbiamo bisogno di una annunciazione, di un angelo di Dio che entri nelle case della solitudine smarrita, della convivenza noiosa, della frustrazione prolungata, del soffrire solitario, dell’impegno frenetico e logorante, del morire senza una carezza. Abbiamo bisogno di un angelo di Dio, un angelo dell’annunciazione, che raggiunga ogni donna anche se non si chiama Maria, anche se non abita a Nazaret. Manda, Signore, l’angelo della annunciazione che ripeta le antiche parole: rallegrati, il Signore è con te!
2. L’angelo dell’annunciazione per chi è morto senza una carezza.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione per dare una carezza a quelli che sono morti in ospedale: noi non abbiamo potuto stringere la mano nel momento estremo, non ci è stato possibile raccogliere le ultime confidenze, scambiare un bacio per perdonarci. Le incombenze della pietà verso i morti, la sosta silenziosa per ricordare una vita intera, lo scambio consolatorio delle condoglianze, tutto si è trasformato in una desolazione struggente, in un insensato senso di colpa, in una impotenza imbarazzata.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione e ci sia una luce, là dove noi vediamo solo un abisso insondabile e si apra una porta là dove noi avvertiamo solo un irrimediabile chiusura. Manda, Signore, l’angelo della annunciazione e ciascuno dei nostri morti accolga il saluto che invita alla gioia: rallegrati!
Ciascuno dei nostri morti si senta trasfigurato dalla grazia, la grazia non meritata, la grazia che alcuni non hanno neppure chiesto, la grazia che si effonde anche oltre i gesti della Chiesa, anche oltre la prossimità dei familiari. Ciascuno dei nostri morti si senta chiamato con un nome nuovo: avvolta dalla grazia, riempita dalla grazia, piena di grazia.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione non solo per i nostri morti, ma anche per i morti che in questo tempo non fanno notizia, che non fanno mai notizia: i bambini che non sono nati, chi era atteso e non è venuto e nessuno sa dove sia, i morti che non sono pianti da nessuno, quelli che forse hanno vissuto soli e sono morti soli, quelli che non contano niente per nessuno. Li raggiunga il tuo angelo, li chiami per nome, perché al tuo cospetto tutti hanno un volto, una storia, e un desiderio di felicità. Li raggiunga il tuo angelo per annunciare l’abbraccio: il Signore è con te.
3. L’angelo della annunciazione per quelli che hanno solo domande.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione per tutti noi, che siamo rimasti con le nostre domande, con il vuoto dell’assenza dei nostri cari, che non siamo riusciti a dare aiuto, non siamo stati capaci di guarire, non abbiamo potuto dire le parole per consolare, non abbiamo dato l’ultimo bacio per dire a-Dio, arrivederci.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione alle persone desolare, alle coppie che aspettavano un bambino che non è nato, a quelli che aspettavano un amore che non s’è compiuto.
Manda, Signore, l’angelo dalla annunciazione che possa dar conforto a chi vede partire i morti degli altri, dopo tanto lavoro e tanta scienza per cercare rimedio, manda un angelo per gli infermieri e i medici che sia per loro come un fratello e dica loro: siete anche voi angeli della annunciazione, anche a voi è affidato il messaggio per dire a ciascuno che soffre e si inquieta: il Signore è con te.
Manda, Signore, l’angelo della annunciazione presso ciascuno di noi, in ogni casa, dappertutto, e ciascuno possa sentirsi ispirato a imitare le parole e l’offerta di Gesù: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo mi hai preparato… allora ho detto: “Ecco, io vengo per fare, o Dio la tua volontà” (Cfr Eb 10, 5 ss; Sal 40, 7ss).
Manda, Signore, il tuo angelo e ci convinca a fare la tua volontà, a dire come Maria, avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38), sia fatta la tua volontà, perché tu vuoi solo la nostra gioia, tu vuoi solo quell’amore, quel servire, quello sperare che è principio dell’invincibile gioia: Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1,28).
+Mario Delpini Arcivescovo di Milano