“Sono passati due anni: era il giugno 2018 e in una piazza di Bologna c’era un mio incontro col pubblico. C’era una persona che si avvicinò al palco: lo riconobbi, era Luis Sepulveda”.
Inizia così il monologo di Stefano Massini, che avverte: “Avrei dovuto parlarvi di altro stasera. Ma quello che è successo mi ha fatto cambiare idea”.
“Quella volta, lo andai a salutare ed ebbi modo di conversare con lui. Mi parlò del tempo di Pinochet, di un sentimento forte di felicità mista a terrore che provò quando, a 28 anni, andò al processo che lo vedeva imputato come dissidente: felicità perché il suo avvocato gli aveva detto che era andata meglio del previsto, ossia non era stato condannato a morte; ma veniva condannato ad anni di carcere, che scontò. A causa di quella carcerazione, il suo futuro fu azzerato”.
“Mi disse: ‘sai qual è il problema? Che un popolo quando si trova in emergenza cede la libertà pensando di poterla barattare con uno straccio di condizioni migliori’. È vero, è così: la storia ci insegna che ogni volta che c’è un’emergenza, si pensa che vendere la libertà possa servire a comprare la sicurezza.
Il Golpe di Pinochet avvenne l’11 settembre del 1973. Esattamente 28 anni dopo, due aerei si schiantarono sulle Torri Gemelle, negli Stati Uniti. In quel caso, il Governo americano promulgò il Patriot Act, che permetteva alle agenzie per la sicurezza nazionale di entrare nella vita della gente per sventare future minacce terroristiche.
Lo stesso è avvenuto in Francia, nel 2016, dopo la tragedia di Charlie Hebdo: da quel momento, anche senza l’avvallo dell’autorità giudiziaria le forze dell’ordine potevano entrare nella vita delle persone.
In questo momento sta avvenendo qualcosa cui bisogna stare attenti: cominciamo a vedere i droni che sorvegliano la nostra vita, la nostra privacy viene rotta, ora c’è un’app che dovrebbe tracciare i nostri movimenti. Io voglio solo ricordare una cosa: L’articolo 13 della nostra Costituzione dice che la libertà personale è inviolabile e la nostra libertà è la cosa più ricca e più bella che abbiamo. Attenzione a barattare la nostra libertà per un po’ di sicurezza in più, anche se è sicurezza sanitaria: giù le mani dalla libertà. E se il tracciamento è così importante, allora sia chiaro che io da cittadino ho diritto di sapere che uso si fa di quei dati. Voglio sapere se qualcuno è in grado di sapere che vita faccio, perché è già successo in passato. Questo credo che sia il miglior ricordo che posso fare oggi di Luis Sepulveda: un inno alla libertà e alla tutela della libertà di ognuno di noi”.
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