I Cinema potranno riaprire dal prossimo 15 giugno: l’emergenza Covid-19 e un’occasione da non perdere
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I Cinema potranno riaprire dal prossimo 15 giugno: l’emergenza Covid-19 e un’occasione da non perdere

Sono anni, infatti, che il tema della stagione estiva per i cinema è un punto dolente: in Italia da metà giugno a metà agosto le sale si spopolano

Cinema all'aperto
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Paolo Di Reda Modifica articolo

18 Maggio 2020 - 17.58


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Con il nuovo provvedimento che riapre pressoché tutto e in tutte (o quasi tutte) le regioni, è stato dato l’annuncio del riavvio di cinema e teatri dal 15 giugno prossimo, forte del placet del Comitato Tecnico Scientifico. Si riapre dunque in piena stagione estiva, con tutte le difficoltà che ne conseguono.

Sono anni, infatti, che il tema della stagione estiva per i cinema è un punto dolente: in Italia da metà giugno a metà agosto le sale si spopolano, e non bastano a colmare il vuoto le situazioni che propongono il cinema all’aperto, le classiche arene, realtà troppo episodiche per incidere davvero sul mercato.

Certo, segnali di crescita importanti del cinema estivo in sala si sono registrati soprattutto l’anno scorso, quando una campagna promozionale intelligente, anche se parziale, ha portato a un incremento di più del 40% degli spettatori rispetto alle ultime due estati, restituendo fiducia su un possibile cambiamento di prospettiva del mercato.

La pandemia ha purtroppo soffocato questa tendenza: i cinema sono chiusi da marzo e solo adesso si affaccia una timeline che permette la riapertura (ovviamente facoltativa) a metà del prossimo mese. Ma chi riaprirà realmente? Nell’Italia del cinema che proprio nel periodo prospettato per la riapertura ha un pubblico ridotto, e stavolta anche un numero di film ristretto, non credo saranno molte le sale pronte ad accogliere la proposta del Governo e a riaprire i battenti. Anche perché occorre fare i conti con le possibili esitazioni del pubblico a tornare in luoghi chiusi per un tempo sufficiente a godersi un film.

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Le prospettive immediate non sembrano rosee, eppure questa situazione può essere l’occasione per riconvertire a lungo termine l’accoglienza estiva dei nostri impianti cinematografici. Una svolta dettata incidentalmente provocata dall’emergenza da Covid-19, ma in realtà rispondente alle effettive esigenze del pubblico italiano.

Mi spiego.

Sono cresciuto in un tempo in cui i cinema, coerentemente alle esigenze del territorio, d’estate mutavano pelle: chiusi le sale, aperte le arene, che erano molte. Si può dire che ogni quartiere, ogni paese, ne aveva almeno una, come testimonia un bellissimo film come “Nuovo Cinema Paradiso”. In altri casi, invece, c’era la magia dell’apertura del tetto della sala, che costruiva una speciale unità tra lo schermo e il cielo stellato molto appropriata per la magia del cinema. Parliamo di anni sessanta e primi settanta. Mezzo secolo fa.

Poi è venuta la stagione delle grandi kermesse cittadine (“Massenzio” docet), che ha contagiato anche tante piccole realtà periferiche, portando al paradosso di paesi senza cinema durante l’anno che però d’estate assaggiano il grande schermo attraverso rassegne più o meno titolate.

Ecco, sfruttare questa occasione per ricostruire un tessuto di cinema estivo che sia stabile e non episodico, che sappia guardare non solo all’emergenza, ma alla reale necessità di crescita del mercato cinematografico italiano, credo debba diventare per tutti gli attori del sistema un imperativo categorico.

Perché se si torna all’antico con occhi moderni, se nel momento in cui le strutture cinema chiudono per l’estate, si aprono altrettanti spazi all’aperto, anche in luoghi di vacanza, forse il problema delle presenze non si porrebbe più.

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Un errore enorme, tanto per fare un esempio, è stato costruire multiplex in Italia senza considerare questa abitudine “italiana” di inondare i luoghi aperti da giugno a metà settembre, confidando che l’aria condizionata sopperisse al clima sfavorevole per eventi al chiuso. Ma, alla prova dei fatti, si è capito che non è una questione di clima, ma di abitudini consolidate, che in Italia evidentemente cambiano radicalmente a seconda delle stagioni. Sul territorio nazionale solo pochi multiplex d’estate possono permettersi di spostare il pubblico in spazi aperti, e questo è un limite del sistema.

Le associazioni di categoria del cinema hanno rinnovato la lodevole iniziativa MOVIEMENT che l’anno scorso ha portato a risultati molto importanti. Ma se l’hanno scorso si era lavorato su una migliore gestione dei contenuti disponibili da giugno ad agosto, quest’anno, giocoforza, è l’elemento strutturale a prevalere.

In che modo?

ANEC, l’associazione nazionale degli esercenti cinema, con la partecipazione di ANICA sezione distributori e produttori, con Accademia del cinema italiano David di Donatello, con il sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MIBACT, patrocinata da ANCI e la collaborazione dell’ANAC, 100 Autori e Nuovo IMAIE, darà vita ai MOVIEMENT Village, spazi all’aperto dimensionati alle esigenze delle realtà territoriali, con una proposta di film selezionati fra quelli della stagione 2019/2020, oltre a film inediti per il grande schermo e contenuti alternativi.

Secondo i proponenti, “fondamentale sarà l’intervento istituzionale ai diversi livelli per sostenere il progetto nelle sue varie componenti, con l’obiettivo di innescare un decisivo impulso di rilancio culturale e una progressiva ripresa del sistema economico-produttivo ed occupazionale del settore cinema. Per ogni 100 arene attivate, si stima infatti un impiego di circa 600 addetti e lavoratori direttamente implicati per arrivare, grazie all’indotto generato, fino a 3000 unità”.

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Uno sforzo importante, che, proprio per le cose dette prima, non deve andare sprecato: al di là dell’emergenza Covid-19, infatti, questo modo di proporre cinema in estate va esattamente nella direzione indicata dal pubblico da decenni.

Il cosiddetto “allungamento della stagione”, a mio modesto avviso, si può fare creando strutture stabili all’aperto, alle quali il pubblico si affezioni e si abitui. E si deve fare chiedendo un ulteriore sforzo al Ministero di riferimento e alle istituzioni locali, magari attivando forme di sostegno innovative rispetto al passato.

I finanziamenti che serviranno a costruire i MOVIEMENT Village, dovrebbero insomma portare, per quanto possibile, alla costruzione di strutture stabili, che accenderanno i loro impianti anche nelle estati del 2021 e del 2022 e fino a quando vorranno, a prescindere dall’emergenza sanitaria.

Una crisi è sempre fonte di opportunità, e qui siamo di fronte a un vero e proprio bivio: se non si penserà che tanto, passata la buriana, tutto tornerà come prima (non troppo bene, quindi) e si agirà invece uniti verso una diversa proposta estiva di cinema, innanzitutto strutturale, forse non tutto il male che la pandemia ha portato con sé sarà venuto per nuocere.

Se lo augurano soprattutto gli spettatori, che da molto tempo hanno indicato (poco ascoltati) la strada.

 

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