Spike Lee: "Il razzismo è in tutto il mondo, non solo in America"
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Spike Lee: "Il razzismo è in tutto il mondo, non solo in America"

Il regista premio Oscar ospite di Cattelan: "L'America è sempre stata razzista, ma mentirei se dicessi che in Italia il razzismo non esiste"

Spike Lee
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10 Giugno 2020 - 17.25


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Ospite a E Poi c’è Cattelan su SkyUno, il regista Spike Lee, che da sempre nei suoi film tratta il tema del razzismo negli Stati Uniti (da ricordare il suo Malcolm X, Blackkklansman e Fa la cosa giusta), ha dichiarato: “Nel mio film ‘Fa’ la cosa giusta’ l’omicidio di Radio Raheem era basato su una persona reale, si trattava di un graffitaro che si chiamava Michael Stewart che è stato strangolato dal dipartimento dei trasporti della polizia di New York. Questo accadde nel 1983, nel 1989 è uscito ‘Fa’ la cosa giusta’, poi abbiamo Eric Gardner, che assomiglia molto a Radio Raheem, e poi abbiamo George Floyd, quindi… questa è l’America”.
Nell’intervista di Alessandro Cattelan – l’unica per la tv italiana in occasione dell’uscita di ‘Da 5 Bloods – Come fratelli’ che arriva su Netflix il 12 giugno – il regista ha detto la sua su Donald Trump, che lui chiama “Agent Orange”: “Anche se in America siamo i migliori per ciò che riguarda il razzismo, la gente non può solo dire “beh, guarda come stanno male in America” e poi chiudere gli occhi di fronte al razzismo che succede nel loro Paese. Non sarei onesto se non dicessi che ciò succede anche in Italia. Quindi non accade solo in America – aggiunge il regista – ognuno deve guardare la propria nazione, la propria città, il proprio quartiere, e cercare di sconfiggere il razzismo. Il razzismo è in tutto il mondo”.

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