Una dichiarazione destinata a far discutere quella di Alessandro Barbero, lo storico da sempre ben lontano da qualsiasi forma di razzismo o fascismo che ha sostenuto che “abbattere le statue è, a sua volta, una forma di razzismo”. E sulla questione di Montanelli Barbero è lapidario: “Una battaglia a vuoto, assurda”.
Barbero non condivide le ragioni di chi abbatte le statue, nemmeno quelle dei colonialisti o dei razzisti: “Diversa sarebbe la questione se in giro ci fosse una statua dedicata ad Adolf Hitler, cosa che non c’è in nessuna piazza europea”.
L’intervistatrire de Il Fatto Quotidiano chiede poi a Barbero cosa ne pensa allora del mausoleo al gerarca Rodolfo Graziani voluto nella sua città natale, Affile, e lo storico risponde: “Sarei a disagio se fosse presente in Piazza a Torino, ma si tratta di un’iniziativa del sindaco del Paese natale, alla stregua di quanto si fece in Georgia, nella città dove nacque di Stalin, l’unica in tutta l’ex Unione Sovietica ad avere ancora una statua del dittatore sovietico. Insomma” conclude Barbero, “l’esistenza e il senso di un monumento dipendono anche dalla comunità e dal luogo in cui sorge. Abbatterle tradisce il vizio tipicamente occidentale di voler usare le tracce del passato per parlare dell’oggi”. E che sembra “persino razzista” nei suoi intenti, cioè voler affermare “noi siamo migliori degli altri” in nome della costruzione di un “meccanismo del politicamente corretto”.
Alessandro Barbero controcorrente: "Anche abbattere le statue è una forma di razzismo"
Lo storico: "Il senso e l'esistenza di una statua vanno giudicati partendo dal luogo in cui sorgono. Abbatterle è un vizio occidentale di voler usare le tracce del passato per parlare dell'oggi"
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19 Giugno 2020 - 08.28
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