di Alessandro Agostinelli
L’isola d’Elba è un pezzo strano d’Italia. Lo è come lo sono un po’ tutte le isole; lo è in quanto è piccola, ma tiene in sé mille spiriti differenti, spesso in contrasto tra loro. Su Elba Book Festival però non ci sono critiche possibili: è uno degli eventi che in questi anni hanno portato cultura e personalità della cultura nel cuore dell’arcipelago toscano, facendo un gran bene ai libri.
Anche quest’anno feroce e sfortunato gli elbani di Rio nell’Elba non hanno mollato. Così martedì 21 luglio daranno vita a one day show, cioè un solo giorno dal vivo di Elba Book, identificarlo è l’ideogramma giapponese che raffigura il vuoto: lo stesso vuoto che ha attraversato l’isola nel Tirreno dopo la dismissione delle miniere, dopo il dilagare della disoccupazione e del precariato tra i giovani, dopo l’inesorabile perdita di significati dovuta alle affermazioni di una classe politica che spesso non corrispondono ad alcuna azione concreta. Lo stesso vuoto che in Italia è stato rimarcato dalla pandemia, mettendo in evidenza contraddizioni e debolezze sociali.
Perno della serata sarà un omaggio a Luis Sepúlveda e alla sua penna onesta. Il suo lavoro letterario e la sua figura saranno ricordati da Ilide Carmignani, sua traduttrice e amica, insieme ai giornalisti Loredana Lipperini e Marino Sinibaldi. Per l’autore cileno la scrittura era uno strumento con cui accettare e comprendere i cambiamenti, rivoluzionandosi e al contempo tenendosi ben saldo alle proprie radici. Con i suoi libri ha sempre difeso una concezione democratica della cultura, universalista e condivisibile, per sottrarre al mondo la propria parte di odio, di inquinamento, di privilegi e di soprusi. Per Sepúlveda la cultura non è mai stata possesso e occupazione, bensì convivenza solidale e riconciliazione con il pianeta, con tutti gli esseri viventi. A volte per fare cultura con coscienza è necessario opporsi al dio denaro, combattendo il maschilismo imperante, le intimidazioni, le generalizzazioni sugli immigrati e il disprezzo etnico.
Il diritto di essere felici, senza disuguaglianze né prevaricazioni, è stato uno dei motivi fondamentali che ha spinto Luis Sepúlveda ad affidarsi alla parola scritta. Elba Book, uno dei pochi festival dedicati all’editoria indipendente, ha scelto di dedicate l’estate 2020 allo scrittore cileno, non sono perché caduto in battaglia contro il coronavirus, ma soprattutto perché fare cultura significa prendere una posizione, tutelando regole, processi, strutture, linguaggio, nonché il rispetto delle libertà individuali e delle minoranze. La sesta edizione della rassegna, patrocinata e sostenuta dal Comune di Rio, manterrà fede al Patto per la Lettura sottoscritto con la Regione Toscana, e sarà possibile anche grazie al supporto di aziende premurose e lungimiranti quali Moby, Locman Italia e Ilva.
Durante la serata sarà consegnato il premio “Lorenzo Claris Appiani” per la migliore traduzione letteraria al nipponista Gianluca Coci e al romanzo La ragazza del convenience store (e/o) dell’esordiente Sayaka Murata, una storia in cui la protagonista Keiko riesce a rompere gli schemi e a rimanere coerente con i propri principi, pur crescendo nell’impero del conformismo.
Elba Book prima delle personalità invitate a raccontarsi, dei nomi brillanti in palinsesto, ha dato dall’inizio la priorità agli argomenti e alle buone pratiche, e l’unico modo per rendere imitabili pratiche sostenibili e virtuose è aprirsi al mondo circostante guardandosi dentro. Di fatto è stata la comunità elbana a nutrire inconsciamente un’iniziativa del genere, accompagnando gli ideatori Andrea Lunghi e Marco Belli a elaborare e declinare una serie di indirizzi prioritari che rispondessero subito alle esigenze del territorio, che lo aiutassero ad affrontare i vuoti accumulatisi negli ultimi decenni.