L'8 settembre del tenente Innocenzi
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L'8 settembre del tenente Innocenzi

Si tratta di Tutti a casa che racconta la storia dell’8 Settembre, dal momento dell’annuncio fino alle 4 giornate di Napoli, che segnano l’inizio della Resistenza.

L'8 settembre del tenente Innocenzi
L'8 settembre del tenente Innocenzi
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Giancarlo Governi Modifica articolo

8 Settembre 2020 - 10.03


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Storia di un italiano si inserisce nel racconto della storia di quegli anni tragici, con un grande film che ebbe come protagonista Alberto Sordi. Si tratta di Tutti a casa che racconta la storia dell’8 Settembre, dal momento dell’annuncio fino alle 4 giornate di Napoli, che segnano l’inizio della Resistenza.

Il film inizia così: nella cucina del reggimento, il cuoco sta preparando il rancio, mentre canticchia la canzonetta che la radio sta trasmettendo. Sul ritornello si inserisce la voce dello speaker che dice: “Interrompiamo le trasmissioni per trasmettere un importante comunicato del Maresciallo Badoglio…”. Segue il famoso annuncio dell’armistizio, che è passato alla nostra storia come quello dell’8 settembre. Ciò che è raccontato in Tutti a casa, il film di Luigi Comencini, che Sordi ha interpretato da protagonista nel 1961 e che ancora oggi la critica considera uno dei suoi film più maturi e importanti, avvenne realmente. Nella caserma di Castro Pretorio, dove stava Sordi, la notizia dell’armistizio fu portata all’ufficiale di picchetto dal cuoco che, mentre pelava le patate, stava ascoltando la radio e aveva così sentito la lettura del comunicato del maresciallo Badoglio. L’ufficiale chiese conferma ai suoi superiori, i quali erano stati informati anche loro dalla radio. Nel frattempo la notizia era dilagata in tutta la caserma, per cui tutti i soldati buttarono le armi, le marmitte, tutto quello che avevano per le mani e cominciarono a saltare, a rotolarsi per terra, a urlare di gioia: “L’armistizio, è finita la guerra, si va a casa! ”.

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Invece la guerra non era finita per niente, ma quella vera, quella più dura e più terribile sarebbe cominciata proprio in quel momento, senza divisioni di campo nette, con i nuovi nemici, i tedeschi, dentro casa e con i soldati lasciati in balia di se stessi da generali pavidi e vigliacchi.

“Nel nostro film abbiamo raccontato questa grande tragedia nazionale, che ebbe per protagonista un esercito allo sbando, esposto alla pubblica carità dei contadini, che lo rifornirono di vestiti civili e di viveri, mettendo insieme – gli autori, Comencini e io – le nostre esperienze di uomini e di soldati. Da queste esperienze, abbiamo creato l’ufficiale da me interpretato che è un po’ la storia, l’incarnazione delle esperienze e delle traversie cui è stata sottoposta la mia generazione, nata agli albori del fascismo e maturatasi nella guerra che segnò la fine del regime, che l’aveva nutrita fisicamente e moralmente”. Il tenente Innocenzi di Tutti a casa di questa generazione possiede la superficialità, l’ignoranza, la presunzione ma anche il candore. La sua apparizione nel film in questo senso è folgorante. Il pubblico lo vede marciare impettito ed azzimato, alla testa di soldatini scaciati e pronti a svigliarsela alla vista di una gelateria, mentre il plotone canta sciocche canzonette patriottiche che, secondo le intenzioni degli alti comandi, dovrebbero tenere alto il morale delle truppe. E, infatti, l’ordine di comando della giornata porta soltanto la disposizione di far cantare alle truppe la canzone “Mamma ritorno ancor nella casetta”, mentre il re e Badoglio preparavano questa svolta epocale.

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L’armistizio si annuncia a questo campione della nostra storia, con una sventagliata di mitra dell’ex alleato tedesco. L’ufficiale è sorpreso, pensa che si tratti di un equivoco: “Camerati tedeschi, siamo italiani, siamo noi!” La risposta è una sventagliata più intensa. Allora corre al telefono, si mette in contatto con il comando e crede di essere lui a dare la notizia incredibile, a modo suo, come l’ha capita lui: “Capitano”, urla al telefono, “è successa una cosa incredibile: i tedeschi si sono alleati. con gli americani!”

A questa battuta, il pubblico delle sale cinematografiche esplodeva in una risata che era un boato, forse senza rendersi conto che quella non era una felice trovata di un autore, ma era stata la realtà in cui si trovarono milioni di italiani. Da quel momento, per il nostro ufficiale inizia un’odissea che fu comune ad un intero esercito: la confusione, la mancanza di ordini, la fuga, l’abbandono della divisa, il ritorno a casa, attraverso un’Italia devastata dalla guerra e piena di insidie, fino alla presa di coscienza, davanti alla morte di un soldatino che gli si è affidato completamente, patetico e indifeso come un uccellino, e il riscatto. “Non si può sempre stare a guardare”, dice il tenente Innocenti, e imbraccia nuovamente il fucile, questa volta con coscienza, dopo che le dolorose esperienze hanno cancellato forse definitivamente l’ufficialetto impettito e vuoto, che cantava la sciocca canzonetta militare. Il tenente Innocenzi non c’è più, ora c’è l’uomo, il cittadino Innocenzi, che preannuncia l’Italiano della Repubblica italiana.

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Da Giancarlo Governi “Alberto Sordi Storia di un Italiano” Fandango Libri

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