di Adelmina Meier
Una cosa hanno decretato gli ascolti di Sanremo: una nuova, larga fascia di utenti è restia a starsene inchiodata per ore davanti alla tv, sceglie il web, ascolta e vede quel che gli interessa, quando vuole, non quando lo decide il palinsesto. E la Rai, il Servizio Pubblico, sono in grado di rispondere a questo cambiamento? A che punto è il progetto per il Web? In Rai c’è chi ci lavora ma pare dover affrontare l’inerzia dei direttori di Testata e tra queste di chi il Web dovrebbe interpretare e sviluppare. Non da domani, ma da ieri, è il caso di dire, pena un ritardo incolmabile. Su tutto pesa la debolezza della governance che dovrebbe gia essere coi pacchi davanti la porta.
Un esempio di come vanno le cose? A farlo, oggi, il segretario della Commissione di Vigilanza, Michele Anzaldi. “Chi cerca notizie sul Web su Luna Rossa trova Sky, Ansa, Repubblica, Gazzetta… ma non la Rai, che su Google news compare addirittura come 21esima testata. E pensare che Rai Sport ha anche trasmesso in diretta la gara notturna dell’America’s Cup!
“Due miliardi di euro di canone dei cittadini sprecati per un’informazione totalmente fallimentare: possibile che con tutti questi soldi il servizio pubblico non sia ancora riuscito a creare un portale di informazione in grado di competere con i siti privati?”, ricorda Anzaldi, che prosegue: “Possibile che qualsiasi opportunità in mano alla Rai diventi un autogol?”. Dall’autogol al fallimento il passo è breve se non si inverte il corso delle cose, smontando una ad una le resistenze di chi ha un vecchio concetto di informazione e ritiene che il proprio ruolo sia la difesa dell’orto o peggio dell’ortice
