L’editoriale colmo di livore e notevole ignoranza comparso ieri sul Frankfurter Rundshau a firma di tal Arno Widmann che sostiene che ‘Dante non ha inventato nulla e che gli italiani non hanno alcun motivo di festeggiarlo’, ha già suscitato le reazioni giustamente arrabbiate di molte istituzioni culturali e politiche italiane.
Oggi risponde anche Michele De Pascale, il sindaco di Ravenna, città dove Dante ha vissuto a lungo e dove è morto.
Scrive l’ufficio del sindaco: “Ravenna ha presentato e acquisito nel proprio patrimonio librario oltre 60 traduzioni della Divina Commedia, tra cui prestigiosissime versioni in tedesco.
Domani, in segno di fratellanza e amicizia fra i popoli nel nome di Dante, la Lettura perpetua della Commedia, che si svolge ogni sera presso la Tomba del Poeta, sarà fatta anche in lingua tedesca da un lettore dell’associazione italo-tedesca che leggerà il canto XXVI del Paradiso nella traduzione di Thomas Vormbaum.
Un omaggio ai tanti amici tedeschi che apprezzano Dante e che immagino siano rimasti sconvolti e feriti dalle parole irrispettose e prive di fondamento che avete scritto in questa giornata e in questo anno dal così forte valore simbolico. La prima società dantesca al mondo nacque proprio in Germania a Berlino e questo è il segno dell’amore per Dante del popolo tedesco che ben conosciamo”.
Nell’editoriale, Widmann sosteneva che la Divina Commedia non sarebbe “niente di nuovo”: “Nella tradizione musulmana c’è il racconto del viaggio di Maometto in Paradiso. Il poema (la Commedia)
di più di 14mila versi vuole essere un ponte di 1300 anni con l’Eneide di Virgilio. Un’opera del genere ha bisogno di un ego enorme”, prosegue l’articolo, che poi passa ad analizzare la disposizione di Dante di ricomprendere il mondo passato e presente con la lente morale dei ‘sommersi e salvati’, una visione decisamente diversa da quella dell’autore lontano quattro secoli, William Shakespeare, a cui viene paragonato.