Con il governo Draghi è ora che si risponda alle interrogazioni sul Conservatorio di Santa Cecilia
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Con il governo Draghi è ora che si risponda alle interrogazioni sul Conservatorio di Santa Cecilia

Una pessima gestione della scuola ha spinto insegnanti e studenti a denunciare le irregolarità alla stampa, alla magistratura e attraverso alcuni parlamentari al Ministero competente.

Il conservatorio di Santa Cecilia
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30 Marzo 2021 - 19.52


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di Michele Anzaldi

 

Spesso la politica e i politici si lamentano dei giudizi sul loro operato da parte dei cittadini. Giudizi spesso infondati o peggio creati da macchine di propaganda che mirano attraverso le fake news a promuovere questo stato di malessere e di allontanamento dei cittadini dalla politica. Ecco perché anche dei semplici ritardi o allungamenti dei tempi possono avere effetti negativi sulle istituzioni.
In questo contesto un semplice e diffuso ritardo nel rispondere ad una interrogazione dei parlamentari ha un effetto devastante sul giudizio della politica e la popolazione.
Una vicenda che riassume tutte queste azioni negative che allontanano i cittadini o addirittura danneggino le istituzioni se non peggio è quella che vede coinvolto il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma. 
Una pessima gestione della scuola ha spinto insegnanti e studenti a denunciare le irregolarità alla stampa, alla magistratura e attraverso alcuni parlamentari al Ministero competente.
Ecco allora una breve sintesi delle principali azioni che per mesi invano hanno atteso una risposta dal Governo Conte.
A luglio 2020 esce un articolo di Micromega che denuncia una serie di irregolarità e addirittura di soprusi che si verificano all’interno della struttura. Viene denunciato che l’attuale direttore, eletto nel 2016 e riconfermato nel 2019, è stata oggetto di innumerevoli interpellanze e interrogazioni parlamentari nelle legislature XVII e XVIII senza che tuttavia il Ministro competente sia mai intervenuto a rimediare alla situazione;
Nel 2018 il Conservatorio è stato oggetto di un’ispezione ministeriale da parte del MEF, in seguito alla quale è scaturito il procedimento contabile presso la procura regionale del Lazio della Corte dei conti, n. I-29/2018/MLL.

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Tra le anomalie gestionali rilevate ci sono la mancata rotazione negli affidamenti diretti, il mancato funzionamento della rilevazione delle presenze del personale con il cartellino marcatempo, l’affidamento di incarichi extraistituzionali ai docenti avvenuto senza autorizzazione e altri. 
Dal novembre 2019 fino al mese di settembre 2020 il Conservatorio è stato sottoposto a una nuova ispezione per le numerose irregolarità che sono state esposte in atti di sindacato ispettivo e per il fatto di non aver approvato in tempo il bilancio d’esercizio del 2019.
Tutte azioni che nella grande parte dei contenziosi giudiziari hanno visto soccombente il Conservatorio. Si tratta di cause di lavoro, di giudizi per illegittimo diniego dell’accesso agli atti amministrativi e per illegittimo aumento delle rette. Sentenze che vanno dall’annullamento della delibera del Conservatorio, che arbitrariamente innalzava le quote d’iscrizione degli studenti stranieri, alle cause di lavoro dei dipendenti.

Il Conservatorio S. Cecilia di Roma è stato condannato a rifondere le spese di giudizio per aver illegittimamente negato il diritto d’accesso a un dipendente. E naturalmente tutte queste sanzioni verranno pagate da Pantalone, ossia noi cittadini.
Una lunga e brutta vicenda totalmente ignorata dal Governo Conte che adesso, con il Governo Draghi, speriamo abbia una svolta almeno dal punto di vista politico e della trasparenza con la risposta alle interrogazioni, presentate alla ministra dell’Università Maria Cristina Messa, e soprattutto sulla vita e sulla gestione del Conservatorio di Santa Cecilia. Lo meriterebbero le istituzioni, gli insegnanti e gli studenti. Ma soprattutto potrebbe essere quel minimo che potrebbe evitare il processo di allontanamento o peggio disprezzo della politica e delle istituzioni.

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