Antonello Venditti racconta la sua adolescenza: "Sono stato bullizzato fino a 16 anni, ho pensato al suicidio"
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Antonello Venditti racconta la sua adolescenza: "Sono stato bullizzato fino a 16 anni, ho pensato al suicidio"

Il cantautore romano si è poi espresso sul ddl Zan: “Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan: ce l’ho dentro"

Antonello Venditti
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30 Giugno 2021 - 10.49


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Si pensa molto spesso che quello del bullismo, magari legato agli ambienti del web, sia un fenomeno esclusivamente dei nostri giorni. Non è così.
Antonello Venditti si è raccontato in un’intervista a La Stampa, in attesa di tornare a esibirsi dal vivo in tutta Italia con “Unplugged special 2021”, una serie di concerti con una band di cinque musicisti..
“Sono stato un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore. Adesso ho conquistato tante cose nella mia vita, innanzitutto una certa sicurezza psicologica e spirituale, ma in fondo sono sempre lo stesso”. 
Il cantautore romano ha continuato:
“Prendo questi concerti come un dovere civile, innanzitutto verso tutti quelli che lavorano nel mondo dello spettacolo, che sono stati così duramente provati dal lockdown e non hanno lavorato per mesi. E poi per il pubblico, per ridare alla fisicità l’importanza che ha. Naturalmente con la massima attenzione alla sicurezza”
Il cantante ha ricordato il difficile periodo vissuto durante l’adolescenza.
“Volevo morire. Devi essere molto forte dentro, credere in te stesso e credere in quello che sei, io sono convinto che si suicidano solo i giusti, quelli che hanno ragione. I colpevoli sono più furbi, magari tentano il suicidio ma poi sopravvivono. A volte basta una parola per continuare a vivere. Ecco perché c’è bisogno di amici, di una società che si interessi di te anche se sei piccolo. Ci vorrebbe un amico, sempre”
Sul ddl Zan non ha dubbi:
“Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan: ce l’ho dentro. Nel mio profondo sono un anarchico, per me conta il mio diritto naturale, la mia coscienza. Non ho bisogno di regole. Ma mi rendo conto che in questi tempi confusi c’è bisogno di atti formali che ribadiscano la civiltà. Mi sembra così normale che mi pare assurdo doverlo scrivere in una legge”

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