E’ già partita la polemica tra alcuni tra i più importanti musei d’arte nel mondo e Pornhub, il sito pornografico più cliccato al mondo.
Cosa hanno in comune la ‘Venere di Urbino’ di Tiziano, la ‘La nascita di Venere’ di Sandro Botticelli, ‘Il bagno turco’ di Jean-Auguste-Dominique Ingres, ‘La Maja desnuda’ di Francisco Goya o ‘L’origine del mondo di Gustave Courbet?
Per Pornhub, sono dei “Classic Nudes” che si possono ammirare nei grandi musei: da qui l’invito ad andare alla scoperta dei musei per scoprire le immagini erotiche disseminate al Museo d’Orsay e al Louvre di Parigi, al Metropolitan Museum of Modern Art di New York, al Prado di Madrid, alla National Gallery di Londra o agli Uffizi di Firenze.
Un’idea che però non sembra aver trovato l’apprezzamento degli stessi musei, a partire dalla Galleria degli Uffizi, pronta a far partire una diffida all’indirizzo di MindGeek Holding, società lussemburghese proprietaria del sito di pornografia online, che non ha chiesto nè ottenuto nessuna autorizzazione dall’istituzione diretta da Eike Schmidt.
“Perché il porno potrebbe non essere considerato arte, ma alcune opere d’arte possono sicuramente essere considerate porno”.
Con questo slogan Pornhub ha lanciato la prima audio guida ai “nudi classici” raccontati dalla pornostar Asa Akira. La piattaforma Pornhub Classic Nudes visita i musei per esplorare gli aspetti porno delle loro collezioni di arte classica. E per far conoscere il nuovo strumento digitale, la campagna pubblicitaria è stata affidata a un’icona della pornografia internazionale: l’italo-ungherese Ilona Staller in arte Cicciolina, ex moglie di Jeff Koons, l’artista statunitense vivente Pop più caro del mondo.
Per ‘Classic Nudes’ Cicciolina nel video promozionale posa con una tutina aderente color carne impersonando la “Venere” di Botticelli degli Uffizi.
Quando la notizia di Pornhub Classic Nudes è arrivata al grande museo di Firenze la sorpresa è stata massima, perchè nessuno ha concesso autorizzazioni all’operazione. In Italia il codice dei beni culturali spiega che per usare a fini commerciali le immagini di un museo (opere comprese) è necessario l’autorizzazione dello stesso museo, che disciplina le modalità e pagare un canone.
Il tutto ovviamente qualora il museo accordi il permesso. Permesso che, ad esempio, nel caso degli Uffizi non è stato nè richiesto nè tanto meno accordato. Da qui l’inoltro a giorni da parte degli Uffizi di una diffida a Pornhub. Analoga diffida o denuncia potrebbe essere promossa da altri musei che a loro insaputa si sono visti inseriti nella piattaforma del sito pornografico.
“C’è un tesoro di arte erotica in tutto il mondo, che ritrae nudi, orge e altro ancora, non disponibile su Pornhub: questa arte pre-Internet è custodita nei musei, ora finalmente riaperti con l’allentamento delle restrizioni anti Covid”, spiega la Pornhub Brand Ambassador Asa Akira – Quando le persone si recheranno al Louvre o al Met, possono semplicemente aprire Classic Nudes, e io sarò la loro guida. È ora di abbandonare quelle noiose audioguide e godersi ogni singola pennellata di questi capolavori erotici assieme a me”.