Quando Verdone scrisse a Globalist: "Non mi sento all'altezza di fare il sindaco di Roma"
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Quando Verdone scrisse a Globalist: "Non mi sento all'altezza di fare il sindaco di Roma"

Nel 2012 Globalist lanciò un sondaggio che in due giorni fu votato da oltre 30 mila persone che si espressero all'85% a favore della candidatura del regista a sindaco. E lui scrisse...

Carlo Verdone
Carlo Verdone
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22 Ottobre 2021 - 18.59


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Nel 2012 Globalist lanciò un sondaggio che in due giorni fu votato da oltre 30 mila persone che si espressero all’85% a favore della candidatura del regista a sindaco.

Dopo alcuni giorni il grande regista scrisse una lunga lettera che ripubblichiamo ora che Verdone ha ricordato alla festa del cinema di Roma quell’episodio.

 

 

Cari Amici di Globalist

leggo con molto stupore ed un pizzico di imbarazzo l’idea di farmi candidare a Sindaco di Roma o ad Assessore Alla Cultura. Francamente non me lo sarei proprio aspettato. Credo che tutto nasca da una normalissima intervista da me rilasciata al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, nella quale muovevo delle critiche ad un grande regista, attore e sceneggiatore quale Woody Allen. Ravvisavo in quel film una rappresentazione ovvia, banale e poco veritiera della città di Roma. Una città rappresentata per i soliti stereotipi che, molto superficialmente, all’estero vogliono vedere. Un presepe perfettino, colorato e colorito, assai infantile e molto provinciale a livello europeo.

Da romano che ama la sua città e che la vorrebbe veder rispettata da tutti (politici e cittadini) ho sottolineato che Roma invece ha tanto bisogno di cure e regole. Regole da far rispettare ad ogni costo perché sulla carta ci sono. Sembrerebbe una considerazione banale, quasi qualunquista, ma in realtà così non è. Permane un senso di sciatteria che ha portato negli anni a far diventare questa città da “grande città” a “città solo grande”. La poca attenzione al valore storico-archeologico (immane risorsa culturale ed economica), l’atavico errore di non pensare in tempi rapidi a parcheggi che avrebbero portato i cittadini ad esser più disciplinati nelle soste (problema tutt’altro che secondario), un centro storico anarchico ,schizofrenico, violentato dalla cafona psichedelìa delle luci ed insegne di tanti esercizi, senza dimenticare (perché vengono poco menzionate) le strade consolari, intasate in un immobile, nevrastenico e quotidiano ingorgo, sono solo alcuni dei punti cardine sui quali bisogna seriamente impegnarsi. Altrimenti questa città continuerà a vivere nella scena iniziale di “Roma” di Fellini, che con spietata ed efficace analisi la presentò ,con il primo fotogramma, in un apocalittico intasamento del raccordo anulare, tra lavori in corso, tamponamenti e sotto un diluvio violento che ne accentuava l’impronta indelebile di un caos endemico.
In quell’articolo, poi ripreso da Repubblica, ne è nata una polemica tra me e il Sindaco Alemanno che sinceramente non avevo mai nominato. Sono ben conscio che tutti i mali di Roma non possono esser imputati ad una sola persona in quanto gli uffici collegati al Comune sono tanti. E sono mali che risalgono a decenni. Qualcuno ha fatto di più, qualcuno ha fatto meno, qualche altro non è stato all’altezza. Fatto sta che Roma non ce la fa, da molto tempo, ad esaltare ciò che il passato le ha consegnato. E fatica ad approcciarsi col nuovo. Come è vero che il degrado urbanistico inizia con la cementificazione dei palazzinari nella metà degli anni ’60, appoggiati da una politica affarista, che hanno reso inguardabili gli edifici enormi delle periferie, brutti nell’architettura e ancora più brutti nei colori.
La violazione di un piano regolatore è sempre stata la più ignobile medaglia per questa città. Governare Roma è una delle imprese più difficili del mondo e la paura di perdere consensi è tale che si va avanti dando un colpo al cerchio ed uno alla botte. Col risultato di lasciarla in un’incompiuta sciatteria e trasandatezza. I cittadini devono essere educati al meglio. E il modo più efficace è mostrare buoni e coraggiosi esempi. Anche a costo di perdere alcuni voti, perché se ne acquisteranno altri e ben più duraturi.
E’ chiaro che sono molto lusingato dalla stima che mi avete dimostrato. E ringrazio tutti coloro, tra i primi Giancarlo Governi, che hanno visto nei miei lavori e nella mia persona un amore veramente speciale per Roma. E chi avesse dei dubbi può scorrere le pagine , piene di sincera nostalgia, di un libro che ho dedicato non solo alla mia famiglia ma al mio quartiere, alla mia città. Immagini di un altro tempo, di una città che andava più accudita e meno violentata.
Purtroppo non credo di essere all’altezza di ciò che mi chiedete. Nella vita si può far bene solo un lavoro e già quello che mi vede da tanti anni in prima linea mi assorbe tanto, troppo. C’è chi nasce con la vocazione politica, chi medica, chi giuridica, chi artistica. Ecco, forse quest’ultima è quella a me più consona per come emotivamente sono strutturato. E poi c’è un’altra considerazione: non si deve rubare il posto ad un ragazzo, ad un uomo o ad una donna che hanno impegnato tutta la loro vita (con abnegazione e serietà) per far bene in politica. Con onestà e sacrificio. Mi sentirei un abusivo. Un abusivo assolutamente pieno di passione ma che dovrebbe iniziare a studiare a fondo una materia che conosce solo in parte. Ciò non toglie che non mi tirerò indietro per aiutare (per quanto mi sarà possibile) tutte quelle iniziative a favore di una rinascita di una Roma che ha bisogno di amore e di cure. E sarò sempre in prima linea a tifare per chi opererà all’insegna dell’onestà, di uno slancio etico necessario a formare dei politici e dei cittadini più motivati a rispettare Roma.
Dobbiamo fare il tifo per una nuova e giovane classe politica che sposi il principio del bene comune e non dell’ arricchimento personale. Giovani che dovranno farsi le ossa alla scuola di buoni maestri al fine di porre termine alla corruzione ed operare con estremo rigore onde essere l’esempio supremo per i cittadini. Miglioreranno questi ultimi, migliorerà la città, migliorerà la stima per l’intero Paese. Non c’è più tempo da perdere, abbiamo bisogno di “sacerdoti del bello”. Dell’efficienza e dell’onestà.

Grazie di cuore per la stima e l’affetto che mi avete dimostrato.

Carlo Verdone 

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