“Voi con Zerocalcare, noi con Clint Eastwood. A ciascuno il suo, e ciascuno contento: chi con la lagna e il disagio come dimensione esistenziale; chi invece con la lotta, la sfida, l’affermazione dell’individuo contro ogni potere”.
Quando uno pensa che sulla serie di Zerocalcare, Strappare lungo i bordi, successo di critica e di polemiche (dall’uso eccessivo del romano fino al paternalismo dei grandi vecchi intellettuali cui proprio non va giù che uno che si chiama ‘Zerocalcare’ possa essere intellettuale quanto e probabilmente più di loro) sia stato detto già tutto, ecco arrivare Daniele Capezzone, giornalista de La Verità, con questo tweet con la sua non richiesta (ma su twitter cosa lo è?) critica a Zerocalcare.
Capezzone insomma vuole ‘l’uomo che non deve chiedere mai’, che ride davanti al pericolo e che affronta il mondo con cipiglio da duro e solitario silenzio. La ‘lagna’, ossia l’esternazione del disagio per Capezzone evidentemente è troppo da femminucce.
Dell’opinione di Capezzone potremmo fare a meno, ma ci limitiamo a segnalare due reazioni: la prima quella di Elio Vito, di Forza Italia, che commenta ironico: “Ma che, ora per dire “io” usi il plurale maiestatis del “noi” non è che ti stai montando un po’ la testa?”.
La seconda quella dello stesso Zerocalcare, che scrive: A me me fa volà che DANIELECAPEZZONE se sente come CLINT EASTWOOD”.