"Il dito di Dio": il racconto di Pablo Trincia sul naufragio della Costa Concordia
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"Il dito di Dio": il racconto di Pablo Trincia sul naufragio della Costa Concordia

Dopo 10 anni dalla tragedia, con un podcast ripercorre cosa accadde la notte del 13 aprile 2012, con testimonianze inedite di chi era lì

"Il dito di Dio": il racconto di Pablo Trincia sul naufragio della Costa Concordia
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13 Gennaio 2022 - 10.13


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di Vittoria Maggini



Sono solita parlarvi di serie tv, oggi però vorrei raccontarvi e consigliarvi vivamente di ascoltare l’incredibile nuovo podcast di Pablo Trincia dal titolo “Il dito di Dio”, prodotto da Spotify e Choramedia e dedicato al naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012, ben 10 anni fa. In quella fredda notte invernale, sotto a un cielo inaspettatamente stellato, la nave da crociera, con a bordo più di 4000 persone, si incaglia tra gli scogli delle Scole, sulla costa dell’Isola del Giglio, rovesciandosi sul lato sinistro. L’incidente causò la morte di 32 persone e 157 feriti.

Ora, dopo quasi 10 anni dall’accaduto, il giornalista e autore televisivo Pablo Trincia, con la sua voce pacata ma decisa, ci riporta su quella nave attraverso le testimonianze di chi era lì quella notte. I passeggeri, l’equipaggio, i soccorritori, gli abitanti dell’isola. Le loro voci ci raccontano la tragedia, il dolore ma anche il coraggio e la speranza. Storie di destini intrecciati e di legami nati in quelle ore drammatiche che non si sono mai spezzati, che compongono un totale di otto episodi. Tra i coraggiosi sopravvissuti che raccontano ci sono Stefania Vincenzi, Lorenzo Barabba, Antonella Folco, Vanessa Brolli e il fratello Omar, che proprio qualche giorno prima dell’incidente aveva detto scherzando “Vi immaginate se succede come al Titanic che la nave affonda?”

Una storia di persone che, a causa di una serie di decisioni sbagliate, ne pagano il prezzo e si devono confrontare con l’istinto primordiale per eccellenza: quello di sopravvivenza, a volte a costo di mettere a rischio la vita degli altri: “Sono tutti certi che se non si sbrigano, affonderanno insieme alla nave. In quel momento in molte persone l’istinto primordiale di sopravvivenza prende il sopravvento, come se il blackout della nave avesse fatto piombare nell’oscurità anche le loro coscienze, trasformando gli altri in ombre”, racconta Trincia.

Tante sono le reazioni davanti al pericolo: c’è chi si scopre insolitamente calmo, chi spintona e calpesta gli altri per salvarsi per primo, chi aiuta, chi è in stato di choc, chi chiama i familiari per dire addio. Qual è il comportamento giusto? Quale quello sbagliato? Nessuno forse. Lo spiega l’allora vicesindaco del Giglio, che salito sulla nave per dare una mano, davanti alla bestialità di alcuni aveva urlato: “Animali! Date precedenza a donne e bambini!”, e una voce dietro di lui gli rispose pacatamente: “Non li trattare così, hanno solo paura, cerca di capirli”, era il dottor Cinquini, medico di bordo.

Che dire di questo diamante grezzo. È emotivamente devastante. Ho pianto più volte durante l’ascolto, eppure non volevo (e non potevo) smettere di sentire. L’ho divorato in un paio di giorni, addirittura allungando i tragitti in macchina.
Ancora una volta, grazie ai suoi podcast, Trincia ha dimostrato di essere un maestro nell’utilizzo di questo nuovo mezzo di comunicazione, dando voce e volto ad un fatto di cronaca ricostruendolo nei minimi dettagli, dalla partenza della Concordia a Palermo, una settimana prima della tragedia.

Non mi sono sentita solo un’ascoltatrice: nella mia mente riuscivo a vedere le persone, il salone centrale della nave, il teatro, le cabine. Sentivo, come i passeggeri, la gioia di stare in famiglia, poi tramutata in paura, tristezza, rabbia. In quell’anno, proprio due mesi dopo l’accaduto, anch’io ho fatto una crociera dal tragitto simile alla Concordia. Tante volte ho pensato: “Poteva succedere a me”.  Strana la vita, no?

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