Tanti anni fa (35 o 40, chissà?) Caterina Caselli che aveva iniziato il suo lavoro di talent scout mi portò un 45 giri con una bella faccia stampata sopra. Il titolo era “Eppure soffia” e la faccia era quella di Pierangelo Bertoli. Lo ascoltai e ne rimasi affascinato. Invitai subito Pierangelo a un concerto che noi della Seconda Rete tenevamo a Bologna il 25 aprile e che si intitolava “canto per la Libertà”. Caterina era titubante perché pensava che in Rai non si volesse mostrare i disabili, le persone in carrozzina, i non vedenti, perché potevano “turbare”. Dissi a Caterina che noi della Seconda rete diretta da Massimo Fichera stavamo facendo cadere tutti i tabù e avremmo fatto cadere anche questo. Pierangelo salì sul palco con la sua carrozzina inquadrato dalla telecamera.
Con questo straordinario cantautore, un vero poeta proletario, con la sua voce vera e con le sue melodie dolcissime, strinsi un rapporto di stima e di amicizia forte che lui volle suggellare chiedendomi di scrivere la presentazione del suo primo lp, “Il centro del fiume”.
Ho seguito tutta la sua carriera straordinaria, facendolo partecipare ad altri programmi televisivi, e fino al trionfo di Sanremo con i Tazenda, dove ebbe una standing ovation interminabile e fuori da tutte le regole.
Quando Pierangelo ci ha lasciato ho pensato subito di raccontarlo in uno dei miei programmi ma ho trovato sempre un muro. Ma oggi, il nome di Pierangelo sarà oggetto di un mio programma, che ho realizzato per la regia di Silvio Governi e che andrà in onda il 30 dicembre su Raitre alle ore 23.
Il titolo? Pierangelo Bertoli, una vita a muso duro, ovviamente.