Ricordate la prima Vitoria di Mahmood al festival di Sanremo? Allora Giovanna Maglie, una della ‘pensatrici’ più contigue ai sovranisti, commentò così l’esito del festival: “Un vincitore molto annunciato. Si chiama Maometto, la frasetta in arabo c’è, c’è anche il Ramadan e il narghilè, e il meticciato è assicurato. La canzone importa poco, avete guardato le facce della giuria d’onore?”.
Era un attacco delle giurie tecniche, che a suo giudizio avrebbero indirizzato le loro preferenze sul cantante di padre egiziano baltando così il risultato del televoto.
Nel frattempo – anche ignorando la storia personale di Mahmood (nato in Italia da madre sarda e padre egiziano e cristiano, per quello che conta la religione )- il web si scatenava contro l’islamizzazione del festival, contro gli arabi e i migranti che avrebbero portato avanti la sostituzione tecnica.
Ossia tutta la retorica dell’estrema destra falsa-patriota e finta-cristiana.
Ora Mahmood, in coppia con Blanco, ha vinto ancora il festival. E questa volta la vittoria non è merito della canzone o della capacità dei due ma frutto di qualche complotto della lobby gay e di tutti quelli che in Italia e in tutto il mondo vorrebbero imporre la cosiddetta ideologia Lgbtq.
Insomma prima i musulmano e ora i gay: Sanremo è tutto un complotto.
Oppure, indirettamente, Mahmood sta facendo emergere la pochezza e la meschineria di tanti.