Ricordando Ivan Reitman: "La mia sfida contro il tempo"
Top

Ricordando Ivan Reitman: "La mia sfida contro il tempo"

E’ scomparso Ivan Reitman, un regista che ha segnato con il suo cinema la comicità degli anni Ottanta e Novanta. Una sua vecchia intervista

Ricordando Ivan Reitman: "La mia sfida contro il tempo"
Ivan Reitman
Preroll

Marco Spagnoli Modifica articolo

15 Febbraio 2022 - 10.10


ATF

E’ scomparso Ivan Reitman, un regista che ha segnato con il suo cinema la comicità degli anni Ottanta e Novanta. L’abbiamo incontrato ormai oltre un quarto di secolo fa in una lunga intervista che riproponiamo qui in cui – è bene notarlo – non si accenna a Jason Reitman autore importantissimo di film come Juno e dell’ultimo Ghostbusters Legacy, all’epoca troppo giovane e di titoli successivi a Space Jam come Sei giorni sette notti, Evolution e la Mia Super Ex Ragazza.

Alto, dinoccolato, faccia vagamente assomigliante a quella di Bugs Bunny, Ivan Reitman è, senza dubbio, uno dei registi più importanti ed affermati ad Hollywood. Da Animal House a Gemelli (prima commedia ironica di Arnold Schwarzenegger), dai due Ghostbusters a Un poliziotto alle elementari, Reitman è un regista che ama sfidarsi continuamente e puntare sempre più a raffinare il suo umorismo e la sua capacità di dirigere commedie molto brillanti, Da dove nasce l’idea di Space Jam ?

La Warner Bros aveva pensato di dare come un seguito ideale al successo degli spot che vedevano Micheal Jordan insieme ai Toons. Così sono venuti da me degli uomini di punta della casa di produzione e mi hanno chiesto se io avessi per caso qualche idea su come mettere insieme in un film giocatori di pallacanestro e personaggi dei cartoni animati. Solo due anni fa non saremmo stati in grado di girare questo film, perché non avevamo la tecnologia così sofisticata per farlo. “Chi ha incastrato Roger Rabbit ?” era stato un esempio quasi dieci anni fa su come potere realizzare un film del genere, ma Space Jam è assai più accurato. Di fatto noi abbiamo lavorato su tre set diversi. Il primo è quello “classico” con le persone e gli oggetti, il secondo è fatto di cartoni animati ed il terzo era dato dagli effetti speciali generati dal computer. Coordinare le tre cose non è stato davvero facile e noi stessi, in fase di montaggio, siamo rimasti vagamente sorpresi da quello che riuscivamo a vedere “tutto insieme”.

Leggi anche:  Francesco Guccini torna al cinema con "Fra la via Emilia e il West"

E’ stato difficile girare con campioni del basket NBA ?

Sebbene io sia un pessimo giocatore, adoro lo sport ed in particolare la pallacanestro e questo ha reso tutto molto più facile.

In tutti i suoi film si trova un aspetto quasi “fanciullesco”. Che cosa la affascina, personalmente, dei toons come Bugs Bunny, Gatto Silvestro, Titti, Duffy ?

Ho sempre pensato che essi fossero i cartoni animati con il maggiore senso dell’umorismo. Credo che siano cartoni animati “da adulti” e non da bambini. Quando ero piccolo, non li capivo così tanto come oggi. Sono originali, ironici, pieni di senso dell’umorismo e, soprattutto, sono molto attuali. Questi toons non faranno mai il loro tempo.

Qual è la differenza principale tra l’umorismo del suo film e quello di Chi ha incastrato Roger Rabbit ?

Ci sono molte differenze “meccaniche” tra le tecniche e le storie dei due film. Generalmente non mi piace fare paragoni e del resto in film del genere è diverso sezionare la decostruzione dello humour.

E’ vero, però, che Robert Zemeckis, il regista di Chi ha incastrato Roger Rabbit ?,  l’aveva fortemente sconsigliata di girare questo film ?

Sì, assolutamente. Un giorno mi ha telefonato e mi ha detto : “Ivan, lascia stare, odierai ogni minuto del tuo lavoro”. Per persone come noi abituate a girare commedie, con tempi tecnici e battute veloci, i film d’animazione sono lenti e di una noia mortale. 

Lei ha girato solo commedie. Che cosa la affascina di questo genere di cinema?
Il fatto che nella commedia la tua sfida principale è quella contro il tempo. In un film veramente comico devi sapere quando respirare e quando tacere e devi essere cosciente del fatto che molto spesso è proprio il silenzio a fare ridere.
Poi, sono sedotto dal fatto che quello che c’è nei miei film di divertente, di romantico, di stupido viene direttamente da dentro di me e da dentro gli attori che lavorano con me : la commedia e la comicità sono cose molto personali .
Lei ama molto le sfide : girare Ghostbusters è stato difficile. Nei due Beethoven  si è trovato alle prese con un set pieno di cani. In Un poliziotto alle elementari ha diretto i bambini di un’ intera classe dell’asilo. Adesso Space Jam pieno di alieni cartoni animati. Perché ama tanto complicarsi la vita ?

Leggi anche:  Francesco Guccini torna al cinema con "Fra la via Emilia e il West"

Sono un masochista. Mi piace fare le scelte riguardo al mio lavoro pensando a cose che amo fare e non mi importa quanto sarà difficile realizzarle. L’essenziale è volerle fare. Io desidero lavorare solo a cose che mi interesserebbero se fossi uno spettatore qualsiasi. 

Cosa pensa di Micheal Jordan come attore ?

Ha un talento naturale, è un bell’uomo, con occhi espressivi e grandi capacità di mimica. Credo che potrebbe pensare seriamente di lavorare nel mondo del cinema, è davvero molto bravo.

Alcune previsioni dicono che tra diritti sul merchandising e tra gli incassi al box-office Michael Jordan ricaverà oltre cinquanta milioni di dollari da Space Jam…

Mi sembrano previsioni molto azzardate e molto esagerate…Una cifra del genere potrebbe essere guadagnata solo da qualcun’altro tra coloro i quali hanno partecipato alla lavorazione di Space Jam…

E chi è ?

Bugs Bunny…



Bill Murray è un attore che lei utilizza spesso. Che cosa le piace del suo modo di recitare ?

Bill è una sorta di “filosofo visionario” che commenta con grande umorismo le cose della vita. Ha una bella voce e mi ricorda molto Bugs Bunny e il suo modo di stare in disparte sereno e rilassato facendo battute irresistibili.
Lei lavora spesso con gli stessi attori : Bill Murray, Arnold Schwarzenegger, Danny de Vito, Dan Akroyd, Sigourney Weaver. Perché ?

Leggi anche:  Francesco Guccini torna al cinema con "Fra la via Emilia e il West"

 Mi piace lavorare di nuovo con le persone. E’ molto confortevole e, in un certo senso, più facile e divertente. Ci si conosce già e si può tentare di portare alle estreme conseguenze le capacità artistiche dei singoli attori. Nonostante questo, però, mi piace lavorare anche con attori con i quali non ho mai avuto a che fare prima. Da qualche mese ho finito di girare Fahter’s day con Billy Crystal e Robin Williams e tra un po’ inizierò a girare 6 days/7 nights con Harrison Ford. Tutti attori questi, con i quali non ho mai lavorato.
Cosa deve un attore per essere scelto da lei ?

Mi piace trovare nelle star hollywoodiane chi ha dentro di sé un “nocciolo duro” di comprensione e sensibilità umane, capaci di “toccare”, commuovere e divertire il pubblico di un cinematografo.      
La chiave del mio successo e la mia modalità di lavoro si basa sulla messa a fuoco di quello che voglio e che in nessuna maniera potrebbe venire modificato dai capricci e dai gusti “momentanei” del pubblico. Nel nostro lavoro è molto difficile non rimanere confusi da idee del tipo : “ehi questa scena funziona in Germania, ma in Italia non piace…”, si tratta, però,  di un equivoco. E’ meglio, infatti, avere una linea di lavoro che viene fuori dalla propria anima, evitando di fare troppo caso alle indagini di mercato effettuate con qualsiasi strumento.  

Native

Articoli correlati