Cartoni animati, 'Lady Oscar' arrivava in Italia 40 anni fa. Si può definire una icona femminista?
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Cartoni animati, 'Lady Oscar' arrivava in Italia 40 anni fa. Si può definire una icona femminista?

L'iconico cartone animato per la prima volta in Italia il primo marzo del 1982. Divenne un cult intergenerazionale

Cartoni animati, 'Lady Oscar' arrivava in Italia 40 anni fa. Si può definire una icona femminista?
Lady Oscar
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1 Marzo 2022 - 11.48


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Sono passati 40 anni fa da quando il cartone animato ‘Lady Oscar‘ è arrivato in Italia, era il 1 marzo 1982. Ispirato al manga di Ryoko Ikeda “Versailles no bara” (La Rosa di Versailles), dal primo appuntamento televisivo, alle 20 su Italia 1, fu un successo tale da diventare un cult intergenerazionale. Con tematiche come la lotta di classe, la Storia, la libertà, l’amore non corrisposto, la morte e la disperazione. Ma soprattutto grazie alla figura di Oscar François de Jarjayes, femminista, combattiva, vulnerabile, capace di vivere e morire per i suoi ideali. Che ha sovvertito l’immagine femminile stereotipata degli anime di un tempo.

Il manga “Versailles no bara” (Le rose di Versailles) viene pubblicato in Giappone tra il 1972 e il 1973, ispirato a una biografia di Maria Antonietta scritta dall’austriaco Stefan Zweig, L’opera di Riyoko Ikeda si inserisce nei shojo manga (fumetto per ragazze), dipanandosi tra temi universali come amore, amicizia, conflitti tra classi sociali, ferocia della guerra, fedeltà agli ideali.

Le rose del titolo si riferiscono a cinque personaggi: Maria Antonietta è la rosa rossa, Madame de Polignac quella gialla, Rosalie un bocciolo di rosa, Jeanne la rosa nera e Oscar è la rosa bianca. Oscar è una donna allevata dal padre come se fosse un uomo, la cui creazione è ispirata a un personaggio storico realmente esistito che, però, non era affatto una donna (“Il buon padre voleva un maschietto/Ma ahimé sei nata tu/Nella culla ti ha messo un fioretto/Lady dal fiocco blu”).

La serie animata realizzata dalla giapponese Tokyo Movie Shinsha e andata in onda in Giappone nel 1979 fu un insuccesso. Addirittura la trasmissione fu interrotta in alcuni distretti, con la serie che fu sbrigativamente conclusa con un episodio riepilogativo (mai arrivato in Italia). Nel nostro Paese invece la serie riscosse presto una grande successo. Dopo lo sbarco su Italia 1 fu replicato all’interno della trasmissione “Bim Bum Bam”, e successivamente su Canale 5, Rete 4 e altre reti: l’Italia è stata, tra le nazioni europee, quella che ha replicato l’anime con maggiore frequenza.

Quando arrivò in Italia, l’anime passò attraverso la censura dell’epoca. La famosa scena della lite tra Andrè e Oscar con lo strappo della camicetta è diventata, taglio dopo taglio, sempre più corta con il passare degli anni, Ma le modifiche al materiale originale è avvenuto soprattutto nei dialoghi. Le parti più “riviste” furono ovviamente quelle riguardanti l’identità sessuale di Oscar e la descrizione di personaggi scomodi (come le prostitute).

Il titolo italiano dell’anime, “Lady Oscar”, deriva da quello del film uscito nel 1978 con la regia di Jacques Demy, adattamento del manga originale (Patsy Kensit interpretava Oscar da bambina).

“Ohh Lady, Lady, Lady Oscar, tutti fanno festa quando passi tu” era il ritornello della prima mitica sigla ad opera dei Cavalieri del Re di Riccardo Zara. Un autentico successo che raggiunse il settimo posto della hit parade italiana. Esistono invece due versione della seconda sigla dell’anime in Italia, “Una spada per Lady Oscar”, La prima venne cantata da Enzo Draghi (la voce da cantante di Mirko dei Bee Hive), la seconda da Cristina D’Avena. E a forza di repliche negli anni 90 con la sua voce è rimasta incastonata nei ricordi.

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