Ebla tornerà a rivivere: il governo di Damasco autorizza la ripresa degli scavi
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Ebla tornerà a rivivere: il governo di Damasco autorizza la ripresa degli scavi

Gli archeologi italiani possono tornare a lavorare nel prezioso Parco devastato dai terroristi di Al-quaeda nel 2014. L'annuncio dato all'Ansa dall'archeologo Paolo Matthiae che illustra il modo in cui interverranno e chiede garanzie sui fondi necessari

Ebla tornerà a rivivere: il governo di Damasco autorizza la ripresa degli scavi
In foto il parco di Ebla
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3 Settembre 2022 - 13.56 Culture


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di Manuela Ballo

Quando i militari di Al-quaeda s’impadronirono del parco di Ebla, sconvolgendo quella preziosa area archeologica, tutto il mondo pensò che avrebbe perso per sempre quel patrimonio. Oggi c è una speranza di rivederlo, di ritrovare almeno una parte di quello che uno dei più bei parchi archeologici di epoca romana era stato sconvolto e dissestato. I terroristi, distruttori di vite umane e di bellezze della storia, con le trincee scavate al suo interno, ne avevano fatte perdere le tracce. Per fortuna il governo di Damasco, in questi giorni, è riuscito a liberare definitivamente la millenaria città, scoperta nel 1964 dall’archeologo italiano Paolo Matthiae e che da quell’anno, fino al 2010, vi ha condotto campagne di scavo insieme all’Università di Roma.

Campagne e progetti, dunque, come quello del museo archeologico di Ebla, che a causa dei recenti eventi bellici erano stati sospesi, ma che ora potranno ricominciare, non prima, però, di aver messo in sicurezza gli antichi resti. La notizia è così importante che l’Ansa l’ha rilanciata con grande enfasi riportando le parole dello stesso archeologo e direttore della campagna che, proprio questa sera, 3 settembre, riceverà a Naxos il premio per la Comunicazione dell’Antico. Ci vorranno almeno tre anni perché i cantieri siano ripristinati e, per farlo, occorreranno dei fondi adeguati.

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Ma torniamo a quel 2010, anno in cui il territorio siriano iniziava a essere devastato e in cui gli scavi si sono interrotti. A Ebla, racconta l’archeologo “è cominciato tutto nel 2014, quando i miliziani di al-Qaeda si sono impadroniti del parco devastandolo con tunnel, trincee e casermette” che hanno sconvolto il terreno archeologico, soprattutto nella Città Bassa del grande centro urbano antico costruito tra il 2500 e il 1600 a. C.” E’ con la fine del 2019 che il governo di Damasco ha gradualmente ripreso il controllo sul territorio e da allora, i funzionari della Direzione Generale delle Antichità e dei Musei (DGAM) si sono dati da fare con eccezionale impegno per verificare i danni fotografando e documentando anche con i droni il grande ovale che disegna i limiti di quella che 4mila anni fa è stata una delle più potenti e prospere città stato del Vicino Oriente antico.

Il disastro che si è creato in questi ultimi anni, anche se il parco non è mai stato oggetto di bombardamenti diretti, è consistente. Non a caso rimane l’ansia per i molti reperti che in seguito all’occupazione sono stati spostati nel museo della vicina Idlib, come le migliaia di tavolette ancora sotto occupazione turca. Alcune di esse sono state distrutte, come sostenuto dall’ Archeologo, ma fortunatamente di molte rimangono le foto e le schedature già nelle mani dell’Interpool. Quest’ ansia verrà eliminata molto probabilmente con l’inizio delle operazioni di recupero che porteranno -anche se con i dovuti tempi- il parco a risplendere di quella sua antica luce. E poi ribadisce Paolo Matthiae “La cosa più importante è che dopo tanti anni di silenzio e distruzioni, per Ebla sta iniziando la rinascita”.

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Una città millenaria che nel corso della sua storia, della durata di ben 900 anni, è stata distrutta molte volte e altrettante volte è rinata tornerà, grazie all’impegno degli Archeologi e del governo di Damasco, ancora una volta a risplendere e riaffiorare pezzo dopo pezzo, reperto dopo reperto.

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