Gianni Amelio a Venezia: "L'omosessualità non è devianza, il mio film dia coraggio"
Top

Gianni Amelio a Venezia: "L'omosessualità non è devianza, il mio film dia coraggio"

Il signore delle formiche era Aldo Braibanti, poeta, drammaturgo, scrittore, artista finito sotto processo a Roma con l'accusa di `plagio' per una storia omosessuale

Gianni Amelio a Venezia: "L'omosessualità non è devianza, il mio film dia coraggio"
Gianni Amelio
Preroll

globalist Modifica articolo

6 Settembre 2022 - 20.39


ATF

Un bellissimo film: La parola plagio ora ci fa venire in mente Al Bano e Michael Jackson per fortuna, ma nel ’68 non era così»: Gianni Amelio conclude con ironia la presentazione del suo nuovo film Il signore delle formiche, in gara per il Leone d’oro e in sala con 01 dall’8 settembre. Il signore delle formiche, ossia un appassionato mirmecologo, era Aldo Braibanti, poeta, drammaturgo, scrittore, artista di un paese della pianura padana, Fiorenzuola d’Arda, finito sotto processo a Roma con l’accusa di `plagio´ e condannato a nove anni per questo, dove plagio sta per storia omosessuale (che non era un reato però) con un giovane studente cui furono praticati l’elettroshock e le cure in ospedale psichiatrico per volere della famiglia. Un caso che fece epoca e portò proteste sotto al tribunale di Piazza Cavour soprattutto dei primi radicali.

Luigi Lo Cascio interpreta Braibanti, «che non voglio certo santificare – dice Amelio – non cerca la simpatia, è arrogante, non è empatico», ma la storia che racconta questo film dice molto di un’epoca in cui gli omosessuali erano «invertiti da curare, come fu detto anche a me in Calabria quando avevo 16 anni, una cosa che in dialetto calabrese faccio dire ad un personaggio del film».

Leggi anche:  L'ultimo tango a Parigi torna a fare scandalo: annullata una proiezione del film dopo le proteste delle femministe

Lo studente `plagiato´, l’esordiente Leonardo Maltese, si chiama Ettore, non il vero nome del fidanzato con cui Braibanti andò a vivere a Roma. «È una scelta – spiega all’ANSA Amelio – perché la sua famiglia vuole essere un simbolo di allora, la madre non è un mostro, per lei l’elettroshock è guarigione, vive all’interno di quella società, non voglio giustificarla ma voglio capirla per il suo tempo».

Elio Germano è Ennio, un giovane giornalista dell’Unità che vuole raccontare il processo a Braibanti senza censure, costi quel che costi, in un’epoca in cui il Pci era un partito decisamente bigotto in tema di relazioni personali. «Sulle libertà individuali il Pci è stato sorpassato a sinistra e continua ad esserlo anche oggi, quel che rimane di quel partito è distante da certe questioni, le persone sono più mature dei propri rappresentanti politici. Gli italiani, secondo i numeri dei sondaggi, erano ad esempio contrari all’invio delle armi per la guerra in Ucraina – osserva Elio Germano – ma non avevano una rappresentanza politica su questo, un fatto grave per la democrazia. Senza evocare spettri di cose del passato i nostri guai ce li abbiamo anche con le cose contemporanee. Oggi come allora si vive questa distanza tra la politica della necessità e i partiti incapaci di rappresentare i cittadini che sono visti più come clienti a cui piazzare i prodotti, non certo ascoltati».

Leggi anche:  Mario Verdone, un critico curioso della vita

La storia del film, che Amelio ha scritto con due giovani autori, Edoardo Petti e Federico Fava, riporta indietro nel tempo, togliendo dall’oblio un caso clamoroso oggi dimenticato, la persecuzione di un intellettuale e del suo compagno per motivi sessuali. Incredibilmente ci sembra tutto molto vicino. «In campagna elettorale una candidata – Giorgia Meloni ndr – ha detto accontentatevi delle unioni civili, peccato che – prosegue il regista – lo stesso giorno sia girato il video di una donna che chiamava la polizia per aver visto due omosessuali baciarsi, e non parliamo di quello che ancora oggi succede in ambito scolastico. Ancora oggi l’omosessualità è considerata devianza che può turbare i bambini, purtroppo la mentalità è confondere omosessualità con pedofilia che è il peggiore dei crimini possibili mentre omosessualità è amore. Io spero tanto che Il signore delle formiche dia coraggio a chi non può averlo, vorrei fosse un film ottimista nonostante parli di una delle pagine più scure della giustizia italiana».

Amelio è preoccupato di questa campagna elettorale «così precipitosa in cui non c’è tempo per spiegare i programmi, ma tutto si basa su simpatia e antipatia. Provo grande imbarazzo, ho sempre saputo chi votare ma oggi ammetto di avere idee meno chiare».

Leggi anche:  I film da non perdere a Natale

Il film, per Germano (che sta lavorando ad un progetto su Enrico Berlinguer), «è incredibilmente contemporaneo. Nel mio personaggio, quello del giornalista comunista, vive una cosa oggi centrale: il terrorismo che si fa sul posto di lavoro per non pensare con la propria testa, essere omologati, tutto è fondato sulla competizione, la passione è qualcosa di sconveniente, quel che conta è il successo, fregare l’altro e se non sei così vieni bullizzato».

Luigi Lo Cascio torna sulla realizzazione del Signore delle Formiche: «mi sono fatto schifo per non sapere chi è stato Braibanti, nonostante venga dal teatro e abbia studiato: preparare questo personaggio è stato un tuffo in un’epoca diversa, ma che oggi sappiamo leggere bene».

Nel cast ci sono anche Sara Serraiocco e la cantante lirica Anna Caterina Antonacci, al suo debutto come attrice. Il film, ammette Amelio, gli è stato proposto da Marco Bellocchio che lo ha prodotto con la Kavac Film, con Ibc Movie, Tenderstories e Rai Cinema

Native

Articoli correlati