Il video appello del regista iraniano Asghar Farhadi: “Le donne in piazza guideranno il cambiamento”
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Il video appello del regista iraniano Asghar Farhadi: “Le donne in piazza guideranno il cambiamento”

A seguito delle proteste che negli ultimi giorni hanno catalizzato l'attenzione del mondo sull'Iran, il regista premio Oscar Farhadi lancia un appello «a tutti coloro che credono nella dignità umana e nella libertà».

Il video appello del regista iraniano Asghar Farhadi: “Le donne in piazza guideranno il cambiamento”
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26 Settembre 2022 - 17.16 Culture


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di Marialaura Baldino

Mahsa Amini è morta lo scorso 13 settembre, a soli 22 anni, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale iraniana a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo.

Ieri sera, Hadis Najafi, 20 anni, simbolo della rivolta contro il presidente Raisi, è stata colpita da sei proiettili durante una manifestazione di protesta proprio per la morte di Mahsa Amini. Insieme a lei, dallo scorso martedì, altre 35 persone, tra manifestanti e civili, hanno perso la vita nella lotta per la libertà. Come ha annunciato lo stesso Generale Azizollah Maleki, capo della polizia della provincia di Gilan, altre 739 persone (60 donne), in quest’area, sono invece state arrestate.

Arriva oggi l’appello del regista persiano Asghar Farhadi, che in un video messaggio dice: «Avrete ascoltato le recenti notizie dall’Iran e visto immagini di donne progressiste e coraggiose che guidano le proteste per i loro diritti umani insieme agli uomini. Lottano per diritti semplici ma fondamentali che lo Stato nega loro da anni. Questa società, in particolare queste donne, ha attraversato finora un percorso duro e doloroso e ora ha raggiunto un punto di riferimento».

Farhadi, premio Oscar per “Il cliente” e “Una separazione” fa appello agli artisti, agli intellettuali di tutto il mondo, ma fa anche appello «a tutti coloro che credono nella dignità umana e nella libertà». Un invito alla mobilitazione generale e sostegno al suo popolo: «Attraverso questo video, invito tutti gli artisti, i registi, gli intellettuali, gli attivisti per i diritti civili di tutto il mondo e tutti i Paesi, e tutti coloro che credono nella dignità umana e nella libertà, a essere solidali con le donne e gli uomini potenti e coraggiosi dell’Iran».

Un breve messaggio, che però racchiude tutta l’indignazione che queste morti ingiustificate hanno suscitato.

Le proteste, represse con forza dal governo, vedono come protagoniste soprattutto le donne iraniane, che nonostante la brutalità alla quale sono sottoposte, continuano con forza a opporsi al presidente al grido di “abbasso il dittatore” e “Bella Ciao”. Lo stesso governo, negli scorsi giorni, non solo ha mobilitato ulteriori reparti delle autorità locali ma, nel tentativo di arrestare l’organizzazione di nuove manifestazioni, ha limitato alla popolazione l’accesso ad Internet.   

«Le ho viste da vicino queste notti. La maggior parte di loro – sottolinea il regista – è molto giovane: diciassette anni, vent’anni. Ho visto indignazione e speranza nei loro volti e nel modo in cui marciavano per le strade. Rispetto profondamente la loro lotta per la libertà e il diritto di scegliere il proprio destino nonostante tutta la brutalità a cui sono soggette».

La voce del regista, quasi rotta dall’emozione, non manca però di esprimere l’orgoglio che prova nel vedere la popolazione in rivolta, donne giovanissime, “le donne potenti” del suo paese che combattono per le loro libertà e per il loro futuro. Saranno proprio loro, secondo il regista, “le pioniere di un domani migliore”.

Un messaggio semplice, ma efficace, per rafforzare quel barlume di speranza che sta sconvolgendo la vecchia Persia, con la speranza che questo paese possa raggiungere un obbiettivo “bellissimo e fondamentale”.

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