'Ma il cielo è sempre più blu': chissà cosa direbbe Rino Gaetano delle sue note diventate inno di Giorgia Meloni...
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'Ma il cielo è sempre più blu': chissà cosa direbbe Rino Gaetano delle sue note diventate inno di Giorgia Meloni...

Giorgia Meloni canta sulle note di Rino Gaetano “ma il cielo è sempre più blu”. E’ una canzone utilizzata spesso negli ultimi anni dal mondo pubblicitario, ma solo per il ritornello, perché il testo in realtà è di una amarezza indicibile

'Ma il cielo è sempre più blu': chissà cosa direbbe Rino Gaetano delle sue note diventate inno di Giorgia Meloni...
Rino Gaetano
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Michele Cecere Modifica articolo

26 Settembre 2022 - 16.58


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Il prevedibile successo di Giorgia Meloni (attenzione, non di Fratelli d’Italia, ma proprio di Giorgia Meloni!) e l’altrettanto prevedibile risultato record del primo effettivo partito, ovvero quello degli astenuti, mi ha fatto venire in mente Giorgio Gaber e il suo inno alla libertà che è partecipazione. Poi però ho pensato che di libertà e di partecipazione, in questo voto italiano di domenica 25 settembre 2022, non è che se ne sia respirata molto! Tanto che ho pensato ad un altro titolo di un disco dello stesso Gaber del 1974, “Anche per oggi non si vola”, disco di una disarmante disillusione dopo i sogni del ’68. 

Oggi leggo che Giorgia Meloni festeggia sulle note di Rino Gaetano e i suoi militanti cantano “ma il cielo è sempre più blu”. E’ una canzone utilizzata spesso negli ultimi anni dal mondo pubblicitario, ma solo per il ritornello, perché il testo in realtà è di una amarezza indicibile:

“Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l’amore e i sogni di gloria
Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio…”.

Il brano del cantautore calabrese, scomparso nel 1981 a soli trent’anni, era stato dimenticato per almeno dieci anni, per poi tornare in voga sparato dalle altoparlanti ai cortei dei centri sociali negli anni novanta. Chissà che penserebbe Rino, la cui vita si spense tragicamente a pochi chilometri da dove avvengono i primi festeggiamenti dei Fratelli d’Italia, di questa Italia distante anni luce da quella in cui visse.

Nel 2018, proprio Giorgia Meloni, intervistata su Rai Tre nella trasmissione Linea notte da Maurizio Mannoni, parlando accanto al giornalista e critico musicale Gino Castaldo, di cui era appena uscito il libro “Il romanzo della canzone italiana”, confessa la sua passione per i cantautori italiani. Gli occhi di Castaldo restano sbalorditi quando  la Meloni dice di aver concluso il discorso di apertura di un congresso del suo partito, proprio con il combattivo testo di una canzone di Francesco Guccini, “Cyrano” del 1997:

“…Facciamola finita, venite tutti avanti
Nuovi protagonisti, politici rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze calze
Feroci conduttori di trasmissioni false
Che avete spesso fatto del qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
In questo benedetto, assurdo bel paese
Non me ne frega niente se anch’io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco

E al fin della licenza io non perdono e tocco…”.

E proprio Guccini, recentemente intervistato da “Propaganda” su La 7, ha dichiarato di aver rifiutato anni fa un invito alla festa di Atreju, il raduno dei militanti di destra, senza contare la parodia di “Bella ciao” che lo stesso cantautore emiliano aveva dedicato ai “fasci della Meloni” lo scorso anno, naturalmente col vivo raccapriccio della nuova leader della destra italiana.

 Che ne sarà con lei al comando di quel tradizionale senso d’inferiorità culturale della destra italiana, che nel corso degli anni ha in parte coltivato persino  il mito di Pasolini e Che Guevara accanto a quelli tradizionali di quella parte politica?

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