Il Regno Dipinto di Dalmazio Frau: racconti sull’arte fra magia e realtà
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Il Regno Dipinto di Dalmazio Frau: racconti sull’arte fra magia e realtà

L'intervista di Antonello Sette a Dalmazio Frau, storico dell'arte, illustratore e saggista che, con il suo "Il Regno dipinto" ha prestato la sua opera al racconto.

Il Regno Dipinto di Dalmazio Frau: racconti sull’arte fra magia e realtà
Dalmazio Frau, il Regno dipinto
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Antonello Sette Modifica articolo

28 Settembre 2022 - 14.33


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Dalmazio Frau, la conoscevo come studioso dell’arte medioevale e moderna, illustratore e saggista. Con il Regno Dipinto, mirabolante raccolta di racconti tra fantasy, horror e fantascienza, che verrà presentato domenica 2 ottobre al Festival “Il Mondo Nuovo”, lei esce da un seminato che appariva già sufficientemente fecondo. Perché ha voluto esplorare anche la dimensione del racconto?

Custodisco insospettabili sorprese, come diceva il grande Fabrizio De Andrè “di tutte le virtù, la più indecente” che è quella, da sempre, di essere prima ancora che un saggista, un creatore di storie, di racconti “fantastici” che sono sempre stati, sin dalla giovinezza le mie letture predilette. La formula poi, prettamente italica, della “novella” mi è più congeniale di quella del romanzo, mi permette di nonannoiarmi e forse di non annoiare anche il lettore e magari lasciarlo insoddisfatto così, pertanto desideroso di andare oltre. Il racconto mi permette di variare l’offerta, di saltare da un tempo ad un altro, da un luogo ad un altro, sebbene tutti poi quelli che compongono questa raccolta siano uniti dal filo conduttore dell’Arte, del sovrannaturale e dell’avventura.

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Chi sono i protagonisti del Regno Dipinto?

In realtà sarebbero potuti essere molti di più, visto che l’Arte ci offre una messe innumerevole di personaggi, di artisti unici e straordinari sui quali poter scrivere, ma ne ho scelti alcuni, noti e meno conosciuti, che non soltanto sono da me particolarmente amati, ma la cui vita ed esistenza reale si poteva ben prestare a giocare con loro, facendo loro vivere avventure surreali e meravigliose, nel nostro mondo e in altri a questo contigui. Dieci artisti che vanno dal Medio Evo con il sublime Simone Martini, attraverso il Rinascimento non solo italiano, come con Hieronymus Bosch e Jan van Eyck e Pieter Brueghel e Albrecht Dürer, per tornare in Italia con Benvenuto Cellini e Salvator Rosa, quindi nell’Inghilterra gotica con Johan Fussli, nella Roma ottocentesca con il preraffaellita Edward Burne Jones ed infine sempre in un’Urbe alternativa dove il Ventennio è un impero edificato sulle fantasmagoriche architetture di Armando Brasini. Il tutto tra ironia sottile, suggerimenti colti ma soprattutto con molta, molta avventura e divertimento.

Il fantasy dedicato all’arte apre in prospettiva, parafrasando l’intitolazione del Festival che ospita la presentazione del suo libro, un mondo nuovonelle modalità di divulgazione dell’arte, che si trascinano ormai da tempo nel solco di formule ripetitive e spesso noiose?

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Sarebbe il mio intento. In maniera decisamente arrogante, ritengo che la narrativa di genere fantastico in Italia, non abbia fatto grandi passi in avanti negli ultimi trent’anni, anzi si sia fossilizzata e tutto ciò che era dirompente ed innovativo negli anni Settanta e Ottanta sia piuttosto diventato sterile, noioso, obsoleto, ripetitivo e autoreferenziale, contribuendo così a essere sempre più una letteratura considerata per “ragazzini” o comunque limitata a pochi “nerd” o disadattati vari. Altri generi sono riusciti a compiere il salto verso la letteratura considerata tale ufficialmente, il Fantastico ancora no. No perché di barbari, di maghi cattivi e di cliché ormai abusati se ne hanno piene le tasche e non solo quelle. L’Arte può essere quindi un veicolo, alto e nobile, un vero e proprio “cavallo di Troia” che potrebbe consentire la transizione mai effettuata sinora con buona pace di vari, sempre falliti, tentativi.

Quanto c’è dDalmazio Frau in questa immaginifica raccolta? Mi pare di cogliere, oltre alla rottura di tutti gli schemi che le è propria, una voglia di nuova leggerezza, come se con il trascorrere degli anni ambisca liberarsi di tutti gli ingombri che appesantiscono l’esistenza…

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Se non c’è tutto, c’è senz’altro moltissimo e non sarebbe possibile di certo il contrario. Intanto perché ogni narratore mette almeno un po’ di sé stesso nei personaggi che fa agire sulle pagine, siano essi di fantasia o reali, come diceva Gustave Flaubert “Madame Bovary sono io”, quindi in ciascuno degli artisti che si incontrano in questi racconti c’è non soltanto il Dalmazio studioso dell’Arte, ma da qualche parte – e neanche troppo nascosto – anche il Dalmazio avventuriero e passionale, irriverente e malinconico,l’eterno Peter Pan vagabondo tra i Giardini di Kensington ed il Regno del Prete Gianni, in una serie di ossimori che potrebbe proseguire ad libitum, senza appunto voler mai perdere quella leggerezza che consente di volare verso una nuova terra o, meglio, un altro Regno, dipinto e soltanto sognato non ha importanza, purché sia lontano dalla mestizia di questo nostro mondo. 

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