di Margherita Malaspina
Uscito in occasione della ventiduesima settimana della lingua italiana nel mondo, ‘L’italiano dei giovani’ è il libro che offre una raccolta di saggi curato dall’accademica Annalisa Nesi. All’alba della sua uscita nasce spontanea la domanda che ci siamo posti come redazione: stereotipo o realtà?
Partendo dall’analisi dell’indice posto nelle ultime pagine del libro, che riporta un elenco in ordine alfabetico delle parole e degli acronimi che sono stati approfonditi, abbiamo voluto pescare all’interno di esso per provare a sondare questo terreno nella realtà.
Sono delle parole che i giovani d’oggi utilizzano in maniera abituale o i saggi riportati si basano sui soli stereotipi presenti soprattutto in rete?
Per rispondere a queste domande abbiamo utilizzato un questionario, al quale hanno risposto un campione di giovani, forse scarsamente rappresentativo, ma che ci permette di capire alcune cose, che ricopre una fascia di età dai 18 ai 28 anni che appartengono alle diverse zone d’Italia.
I termini sui quali si è svolto il sondaggio sono stati nove, accompagnati da altri cinque termini che sono già in uso nella lingua italiana, ma che col tempo hanno iniziato ad assumere significati anche in altri ambiti al di fuori del senso stretto.
Il dato che salta subito all’occhio è che a nessuna delle quattordici parole prese in esame risulta un’importante percentuale di persone che non ne hanno mai fatto uso, tranne una: ‘togo’.
In realtà nel saggio di M. A. Cortellazzo è stata affrontata proprio questa questione: la parola togo è una sorta di antenato di ‘figo’ (bello, interessante) ed essendo una parola passata, dice Cortellazzo, molti ritengono sia invece di nascita giovane e per questo dal suo studio emerge che molti millennial che sentono la parola non ne conoscono il significato, eppure molti riescono comunque a risalirci.
I risultati del questionario sembrano rispecchiare gli studi effettuati, perché il 59,4% dei giovani non ha mai utilizzato la parola e ben il 28,1% l’ha semplicemente sentita utilizzare; solamente il 12,6% si divide tra chi la utilizza spesso e chi solo qualche volta.
A comportarsi in un modo simile è la parola ‘spillare’: la parola deriva dall’inglese, to spill, ovvero tirare fuori un segreto che assume però una connotazione sempre più improntata verso il gossip; in questo caso gli intervistati, con il 43,8% riportano di non aver mai utilizzato la parola, mentre una percentuale importante, ovvero il 28,1% l’ha usata qualche volta e addirittura il 3,1% relativo a 1 intervistato su 32 afferma di utilizzarla molto spesso.
Utilizzando il sondaggio in termini positivi, la parola che si dimostra più utilizzata è il termine ‘influencer’: ben 25 risposte su 32 confermano di utilizzare spesso il termine per un totale del 78,1%, quindi, in questo caso è innegabile che la parola sia entrata nel vocabolario dei giovani, così come l’uso di ‘tanta roba’.
Utilizzata come accezione di bello, questo modo di dire entra di tendenza nei giovani occupando il secondo posto tra i termini più utilizzati nel sondaggio con un risultato di 19 giovani che lo utilizzano spesso e ben 11 che lo utilizzano qualche volta e solo uno afferma di utilizzarlo molto spesso. Il terzo posto del podio è occupato da ‘crush’, parola utilizzata per indicare la persona per cui si prova attrazione, che raccoglie i pareri di ben 26 persone su 32 che si dividono tra l’utilizzarlo spesso e qualche volta.
Dando un’occhiata ai termini già presenti nella lingua italiana ma che assumono diverse connotazioni, possiamo prendere in analisi ‘aborto’ e ‘ignorante’. Il termine ignorante ha assunto il significato di ‘molto divertente, esagerato’ e in questo caso i giovani presi in esame si dividono: 13 su 32 rivela di utilizzarlo spesso, 8 solo qualche volta, mentre ben 7 non lo utilizzano mai, mentre il restante l’ha solo sentito utilizzare.
Il termine aborto viene invece utilizzato nell’ambito dell’insulto, per definire una persona non attraente, ed anche qui il sondaggio si rivela diviso: 9 persone l’hanno utilizzato qualche volta, altrettante non l’hanno mai usato, e ben 8 l’hanno solo sentito utilizzare e 6 ne fanno un uso frequente.
Insomma, traendo delle conclusioni generali possiamo solo confermare gli studi che sono stati condotti in quanto abbiamo effettivamente constatato che questi termini, in un modo o nell’altro, sono entrati a tutti gli effetti a far parte del vocabolario dei giovani, ma l’utilizzo o la mancanza di utilizzo di alcuni di essi differisce sempre in base al modo di esprimersi proprio di una persona.