Jeffery Deaver, una luce nella mappa nera tra le elezioni di Midterm e Trump
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Jeffery Deaver, una luce nella mappa nera tra le elezioni di Midterm e Trump

Jeffery Deaver maestri riconosciuti del thriller internazionale parla del suo ultimo libro e della situazione politica negli Stati Uniti

Jeffery Deaver, una luce nella mappa nera tra le elezioni di Midterm e Trump
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Seba Pezzani Modifica articolo

8 Novembre 2022 - 10.04


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È uno dei maestri riconosciuti del thriller internazionale, con oltre 50 milioni di libri venduti. Ha regalato al mondo Lincoln Rhyme, l’iconico investigatore tetraplegico che ha cambiato per sempre l’universo del noir, con il romanzo Il collezionista di ossa. Eppure, Jeffery Deaver non ha mai perso di vista lo scopo di quella che ritiene una professione come qualsiasi altra: scrivere per raccontare una storia, non per lanciare messaggi o filosofeggiare. Sciatteria? Assolutamente no. Lo dimostra La mappa nera (Rizzoli, traduzione di Sandro Ristori, pagg 443, euro 19), nuova avventura di Colter Shaw, un survivalista alle prese con un mostro dalle numerose teste, una società di spionaggio industriale che non ha il minimo freno morale.

Alla vigilia delle delicatissime elezioni di Midterm, Deaver si è messo a nudo.

Come le pare la svolta a destra di buona parte dell’Occidente?

«Il momento attuale fa paura, con l’ascesa di una destra che non esprime valori democratici e umani in molti stati europei (compresa l’Italia) e in America. Sono profondamente angosciato.»

Con i tempi che corrono, si può non scrivere di politica?

«Sì. Numerosi gialli classici o romanzi di spionaggio esulano da tematiche politiche. Ne ho scritti anch’io e continuerò a farlo. Siccome, però, è mio compito creare storie emotivamente trascinanti, la politica è un tema che appassiona. Non è mio dovere tenere lezioni di morale, tuttavia con ciò che scrivo entro nel dibattito pubblico. Conosco i miei lettori e so che sono inclusivi, intelligenti e attenti. Certi miei colleghi esprimono idee tradizionali e tendono a scrivere libri aventi per protagonisti eroi più conservatori, ma il mio pubblico è diverso e non mi dispiace che le mie storie indichino la direzione che il nostro paese dovrebbe prendere.»

Cos’ha di tanto speciale Colter Shaw?

«È l’eroe classico americano, l’individuo indipendente che non si lascia influenzare da nessun movimento sociale. Identifica il bene e si schiera dalla sua parte, non tollerando l’ambiguità e il male che scorge nelle autorità e nella società.»

Esistono davvero poli di interesse simili a quello con cui è alle prese Colter?

«Sì e, nella realtà, sono al servizio di un male più profondo. Ne La mappa nera, vengono sfruttati da entità superiori, ovvero grossi gruppi aziendali, e da individui ricchissimi che hanno la tendenza a investire soldi nel processo politico per modificare gli esiti di una tornata elettorale. Oggi, senza fare nomi, posso dire che tali soggetti e il forte impatto che hanno su di noi sono di matrice più spesso conservatrice che democratica.»

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Da quando Donald Trump è stato eletto, molti scrittori hanno preso apertamente le distanze dal suo operato. Cosa vi preoccupa tanto?

«Mi riprometto sempre di non parlare di T rump, ma non riesco a trattenermi. La sua convinzione di poter farla franca in ogni circostanza mi inorridisce. Il suo sciovinismo, la sua arroganza e la sua mancanza di empatia verso i deboli sono una vergogna. È diventato presidente grazie a una sfortunata concatenazione di circostanze, prima fra tutti la mancanza di un avversario credibile. Le sue sparate hanno trovato terreno fertile nella base più conservatrice dell’America, una frangia largamente bianca e tradizionalista della nazione, ossessionata dal cambiamento del tessuto sociale in favore delle minoranze etniche. La mia avversione per Trump dipende soprattutto dal fatto che è un narcisista, una figura divisiva che diffonde un oscuro atteggiamento nazionalista, l’antitesi della nostra democrazia. I padri fondatori erano maschi bianchi, d’accordo, ma ora il paese dovrebbe includere donne e soggetti di altre razze e accogliere gli immigrati. In fondo, siamo un paese di immigrati. Trump non rappresenta la vera America. Inoltre, la convinzione dei suoi sostenitori che le ultime elezioni presidenziali siano state truccate per far vincere Biden è una pura idiozia.»

La decisione della Corte Suprema in tema di aborto avrà un impatto sulle elezioni di medio termine?

«I repubblicani rischiano di pagarne il conto perché l’opinione pubblica non è favorevole a una decisione che rischia di ledere altri diritti costituzionali. Per esempio, quello alla contraccezione e quello ai matrimoni tra gay per cui si è tanto combattuto. I diversi stati potrebbero appellarsi a tale decisione pur di negare quei diritti. La negazione del diritto alla contraccezione rischia di essere un viatico per la diffusione di malattie a trasmissione sessuale. La cosa assurda è che la maggioranza della popolazione, compresi parecchi repubblicani, è convinta che abortire sia una scelta che spetta all’individuo. Eppure, la Corte Suprema ha preso quella decisione. Eclatante è il caso della bimba di 10 anni che, rimasta incinta dopo uno stupro, è stata costretta a recarsi in uno stato diverso dal suo per abortire.»

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Cosa si sente di dire dell’annunciata nuova discesa in campo di Trump?

Per quanto non abbia ancora formalizzato la sua candidatura, sono costernato (ma non sorpreso) di apprendere che Donald Trump probabilmente correrà di nuovo per le presidenziali nel 2024. Il suo slogan è “Make America Great Again”, eppure lui rappresenta tante cose che non c’entrano nulla con l’America: avidità, misoginia, razzismo e nazionalismo non-patriottico, oltre che il disimpegno dal mondo. Trump sostiene menzogne sulle elezioni del 2020 (a suo dire rubate, cosa del tutto falsa) e su una presunta frode elettorale (che non c’è minimamente stata). Un terribile esempio: lui (come molti repubblicani) ha messo in discussione la veridicità dell’orribile aggressione subita dal marito della Speaker della Camera, Nancy pelosi. Qualcuno ha addirittura insinuato voci ignobili. La nostra democrazia è in pericolo. Dov’è un eroe in grado di salvarla?

È preoccupato di quanto potrebbe succedere in occasione delle prossime elezioni presidenziali?

«Sì. In America convivono la legge federale e quella statale. Dopo i fatti del 6 gennaio 2021, temo che i governatori di certi stati schierati al fianco di Trump possano rifiutarsi di certificare l’eventuale rielezione di Biden. Sarebbe la fine della democrazia come noi la conosciamo. Ci sarebbero proteste e il rischio di disordini sarebbe molto alto. Il 6 gennaio, quando il vicepresidente Pence ha espresso il suo dovere istituzionale di dichiarare Biden legittimo vincitore delle elezioni, Trump e i suoi sostenitori non ne hanno voluto sapere. Se Biden vince di nuovo, come penso accadrà, potrebbero davvero esserci gravi problemi di ordine pubblico.»

Che ruolo hanno le armi da fuoco nella contesa politica?

«In America ci sono più armi che cittadini e la situazione non cambierà. Se qualcuno si mette in testa di rovesciare il governo, farà ricorso alle armi. Non v’è il minimo dubbio. Il secondo emendamento della Costituzione è stato scritto per consentire ai cittadini di combattere il colonialista inglese o di armarsi nell’eventualità che il governo federale voltasse le spalle ai valori fondanti del paese. Il 6 gennaio 2021 una persona è morta, colpita legittimamente dalla polizia mentre cercava di assaltare il Campidoglio. L’ipotesi che scoppino sparatorie non è remota. La domanda, semmai, è se entrambe le parti faranno ricorso alle armi o meno. Se è vero che il numero dei conservatori che possiedono armi è superiore a quello dei democratici, anche questi ultimi le possiedono. La democrazia americana è in pericolo e, se dovesse esserci un tentativo di rovesciare il governo democraticamente eletto, la gente scenderà in piazza. La situazione mi spaventa e non sono l’unico a pensarlo. Le elezioni di medio termine saranno un passaggio fondamentale: se i democratici perdono il controllo delle camere, il governo si troverà in stallo assoluto.»

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Come giudica l’escalation della guerra tra Ucraina e Russia?

«Credo che Putin sia un soggetto altamente instabile e pericoloso. Da ciò che ho letto, pare che, quando viene messo in un angolo, reagisca con forza. Temo che questo conflitto possa essere l’inizio di una guerra più ampia, a rischio di allargamento.»

A questo punto, cosa ci dice la storia?

«Che non cambia mai nulla, purtroppo. Ci piace pensare che l’umanità stia compiendo un favoloso processo di apprendimento, ma così non è. Non sono un esperto, però amo la storia e sono giunto alla conclusione che Putin voglia ricreare qualcosa di simile all’Unione Sovietica che, nella sua testa, ha rappresentato la miglior entità mai esistita. Si è annesso la Crimea e ora vuole annettersi pure l’Ucraina e non sarei sorpreso se avesse nel mirino le Repubbliche Baltiche. La Guerra civile ha fatto mezzo milione di morti in America, un paese oggi nuovamente spaccato, diviso tra forze progressiste e conservatrici, le stesse che si sono scontrate in quella guerra: Nord e Sud.»

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