Lorini: "Il cinema e la sala non possono morire, serve una visione che guardi in prospettiva"
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Lorini: "Il cinema e la sala non possono morire, serve una visione che guardi in prospettiva"

Mario Lorini è stato rieletto presidente dell'Anec e affronta tutti i nodi del cinema e dell'esercizio che una volta superato il covid sono alle prese con il caro bollette e il necessario rinnovamento delle sale

Lorini: "Il cinema e la sala non possono morire, serve una visione che guardi in prospettiva"
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29 Novembre 2022 - 09.44


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di Manuela Ballo

Covid alle spalle e paese  – esercizio compreso – alle prese con inflazione e caro bollette che potrebbero colpire gli italiani. Come vede la situazione che dovrete affrontare?

Credo di poterla fotografare in questo senso – risponde Mario Lorini rieletto nei giorni scorsi presidente dell’Anec per un nuovo mandato – vedo che l’esperienza, la caparbietà, la passione e la volontà di chi fa questo mestiere in un mondo che sta sempre più cambiando ha comunque contribuito a rendere più robuste le spalle dei gestori degli esercizi più piccoli e in difficoltà. Anche rispetto a quello che è successo ai grandi imprenditori italiani e ai gruppi maggiori.

Ossia?

Rivedo ogni mattina una fotografia che ben ritrae quello che è successo in questi anni, quando ad esempio per due anni la perdita è stata superiore al  70 per cento rispetto al 2019 e quest’anno  che comunque finisce più o meno a meno 50-55 per cento. Questo al netto di quello che è stato il lavoro sia come settore e che come intervento dello Stato per sostenere questo comparto. Tuttavia per l’ esercizio dico che tutto sommato c’è materia per poter continuare a guardare ancora avanti e sperare.



Guardare avanti come?

Bisogna nello stesso tempo, avere una visione non solo positiva, ma prospettica e questo vuol dire che noi non possiamo far altro che cercare di tornare a rendere questo settore vitale. Tutta l’’opinione pubblica e anche quella di settore  dice afferma che il cinema e il grande schermo non possono morire, ma a fronte di questa resilienza forte che l’ esercizio sta dimostrando noi dobbiamo allo stesso tempo analizzare giornalmente quali sono le emergenze che vanno affrontate e i progetti di sistema che dovrebbero portare a compimento di questo percorso di ripartenza. E quindi diventa fondamentale il fattore tempo che è necessario attenzionare per far fronte alle ulteriori emergenze rispetto a quelli che poi dovranno essere gli interventi di sistema da mettere in campo. Per far questo dobbiamo partire da quello che abbiamo  fatto col governo uscente e che riproporremo al nuovo governo. Interventi che richiedono dei tempi dentro i quali verificare e monitorare quotidianamente per comprendere le fragilità, anche le più nascoste, al fine di evitare di trovarci impreparati e arrivare in ritardo rispetto al problema.

La domanda è:  ma può questo mercato resistere anche se perde dei numeri piuttosto importanti?

Ci sono i linguaggi le storie e le modalità con cui i contenuti devono tornare ad avere un appeal verso il pubblico insieme a tutto quello che è il  tema di come far ritornare il pubblico rispetto agli esiti della pandemia e  rispetto all’ appeal delle opere italiane e internazionali e ad un pubblico meno impaurito  che ha dato e sta dando pian piano , comunque, dei segnali positivi.



 L’impatto della pandemia c’è stato ed ha portato ai numeri che lei ha citato. Ma quanto possono incidere ancora gli strascichi del Covid? E quanto inciderà l’uso delle piattaforme streaming? E infine quanto può incidere la qualità dei prodotti cinematografici che non sempre stanno al passo con gli stili di vita?  E Come si può far fronte a tutto questo?
La risposta sarebbe semplice se la causa della crisi fosse derivante da uno solo di questi motivi. La risposta è più difficile quando un settore si trova di fronte a tante diverse cause che ne determinano la crisi. La molteplicità delle tue stesse domande lo dimostra. Il problema è che ci sono tutte queste cose cause e soprattutto la presenza non omogenea degli esercizi dislocati nel territorio. Quest’ultimo è un tema che bisogna analizzare:  cioè quello di come oggi la sala cinematografica  si deve presentare al pubblico che deve ritornare o sta ritornando. Parliamo di condizioni tecniche e tecnologiche e quindi confort e sistemi di proiezione ma anche di come ci si possa predisporre per diventare un luogo più accogliente in un momento di ripresa che ha subito una modificazione nelle abitudini.
 Uno dei problemi principali consiste nella difficoltà di comprendere quale sia il prodotto migliore da presentare nelle sale. L’Anica, partendo dall’ analisi del prodotto, ha preso tutta la filiera escluso l’esercizio. Questo perché è  dall’analisi di come la serialità e la fruizione di un numero maggiore di piattaforme e metodi streaming  si dovrà capire come è stato modificato il gusto degli spettatori, gusto che è forse diverso rispetto ai film che arrivano generalmente in sala. 

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Parliamo della serialità
Il tema di come la serialità possa aver modificato il gusto del pubblico deriva dal fatto che la serialità ha uno storytelling molto più lungo e disteso e si presta maggiormente ad essere seguito nella comodità della propria casa. Questo fenomeno è aumentato per via del covid e del confinamento, ma era già in parte presente da prima anche se l’esplosione degli abbonamenti si è avuto nel periodo del lockdown.
La domanda sull’ incidenza delle piattaforme è una domanda ancora in corso di definizione e neppure io ho capito se si può arrivare ad una soluzione e se abbia realmente modificato il gusto del pubblico. Solo per fare un esempio: la commedia è quasi scomparsa e non sta funzionando mentre dall’ altra parte c’è il buon successo del film di autore , dimostrazione dell’importanza che il nostro Paese conferisce alla letteratura e all’arte . Inoltre, uno degli aspetti che bisognerebbe affrontare consiste nel fatto che va trovato trovare un modo per far coesistere sia la visione dello streaming e delle piattaforme connesse sia la visione in sala e promuovere una collaborazione per far vincere la parola condivisione. Ma non possiamo neppure fissarci col fatto che le piattaforme siano solo nemiche. Anche perché una guerra tra piattaforma e sala sarebbe una guerra persa in quanto si tratta di due esperienze profondamente diverse. Non a caso dovrebbero lavorare insieme e trovare il modo per far capire che uscire di casa, socializzare, vedere un film in condivisione è ben altra cosa. Sappiamo infatti che i luoghi   di spettacolo saranno gli unici luoghi di condivisione se vogliamo un miglior proseguimento della vita sociale. Non a caso l’elemento dell’ importanza del teatro non viene messo in dubbio.

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Che fare dunque?
Bisogna dunque trovare quale sia il modo migliore per capire se le storie possano influire e come senza perdere identità le opere destinate alla sala cinematografica possano raggiungere il grande pubblico. Bisogna inoltre cercare di trovare un equilibrio tra le esigenze delle piattaforme e quelle delle sale cinematografiche facendo in modo che nessuno dei due settori ci rimetta. Ci sono diversi modelli che sono stati sperimentati, alcuni più strutturati, come quello francese che si basa su finestre rigide precise in cui i prodotti sono in alcuni giorni destinati alle piattaforme e in altri giorni alle sale. Credo che bisogna trovare delle soluzioni ispirate al modello d’oltralpe adattato al nostro mercato più duttili rispetto a questa.

Parliamo della produzione


Le istituzioni in Italia con una serie di incentivi forti hanno portato l’industria cinematografica ad essere un motore del Paese attraversare uno dei momenti più floridi in termini di set e produzioni . Bisogna però aumentare la qualità anche a costo di produrre un po’ meno. Se andiamo a guardare i numeri ci sono tante produzioni di piccolo budget che sono oltre il 50 per cento, quindi penso che vada rivisto il sistema che riguarda la sperimentazione dei film d’esordio che comunque è un bene per vedere quali sono i nuovi talenti, tuttavia dobbiamo destinare molte risorse sulle produzioni forti italiane affinché diventino dei film che abbiano ambizioni sia per il mercato italiano che per quello internazionale. La produzione italiana deve tornare ad avere quelle spalle grandi che aveva e che oggi i grandi colossi delle piattaforme stanno avendo e che spesso hanno un forte livello di impressione scenica e di immagini.



Parliamo del dopo pandemia: come sta cambiando il gusto del pubblico e quale differenza notate tra giovani e meno giovani?

La pandemia ha fatto meno paura ai giovani che si sono avvicinati alla visione grazie ai prodotti cinematografici americani. Più lento invece si manifesta il processo di avvicinamento per le persone più adulte (dai 40 ai 60 anni) che stanno ritornando in modo molto più lento. Forse ci vorrà più tempo perché questo avvicinamento avvenga. 

Certo nelle ultime settimane, e in generale , si assiste a  un bel risveglio di una fascia di pubblico che mancava, che sta premiando in particolare l’ultimo film di Roberto Andò, la Stranezza, ma anche l’Ombra di Caravaggio, Il Colibri. Insieme ai bei risultati di Amelio, e prima ancora di Martone e di Tornatore con Ennio. Servirà ancora tempo soprattutto perche’ le cause sono molteplici;  si parla ad esempio dei locali  che non sempre adeguatamente accoglienti e quindi vanno modernizzati ; non sono molto d’accordo sul  modo con cui si generalizza questo aspetto: alcune sale sicuramente necessitano di interventi ma molte lo hanno fatto e altre lo stanno facendo. Pensiamo adesso al bellissimo lavoro di restauro del Barberini, un ottimo esempio,  e tutti parlano di questo.  E anche per quanto riguarda la chiusura di molte sale, come avvenuto a Roma, il fenomeno non è collegabile direttamente alla pandemia in quanto era già iniziato qualche tempo prima.
Se i produttori, distributori e i gestori capiscono l’importanza di questo fenomeno allora possono mettersi insieme e, facendolo, possono contribuire a  condividere la necessità di destinare più risorse agli ammodernamenti e rilanciare il cinema in  sala anche attraverso il maggior comfort e la miglior tecnologia. L’esperienza insegna che bisogna cooperare perché l’eccessiva frantumazione delle sale esistenti in Italia, con i conseguenti problemi di distribuzione e fruizione, possono rendere inutili gli stessi contributi ministeriali. Serve cioè un nuovo rapporto tra pubblico e privato. Come avviene in Spagna e altri paesi europei si deve andare verso un processo di industrializzazione dell’intero settore. Tanto è vero che in moltissimi casi ormai i cinema dei piccoli paesi sono diventati non parte di catene importanti, ma veri e propri presidi sociali ed è per questo che assolvono ad una funzione rilevante e vanno tutelate. Proprio per questo motivo bisognerebbe dedicare risorse ed energie per realizzare  una mappa delle sale in Italia creando così anche uno standard di accoglienza valido un po’ per tutti. 

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Come concretamente realizzare questa esigenza?

Vi sono dei punti di eccellenza che vanno salvaguardati, ma solo dal miglioramento complessivo del tessuto si potranno ottenere dei risultati stabili. Infatti, non si può pretendere che un ogni gestore o proprietario di sale si trasformi automaticamente anche in operatore culturale e si deve tenere quindi conto delle diverse situazioni in cui il proprietario di sale lo stesso si trova ad operare. In quest’ultimo tempo le istituzioni hanno molto aiutato una produzione di storie e di film realizzati nelle diverse parti del Paese e che sono servite a sollevare in parte il sistema della produzione. Ma nel far questo non si è tenuto conto, in particolare, delle esigenze più specifiche che avevano le sale cioè, quindi, degli spettatori. 

Il tutto nel piano del caro energia…

Ora un’ultima emergenza ci sta per piombare addosso ed è quella del caro energia. Capite bene che per gestire una sala cinematografica l’energia è decisiva e con le impennate che stiamo subendo tutto questo potrebbe diventare letale. È per questo che abbiamo bisogno di interventi immediati di sostegno finanziario alle nostre attività.

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