l giornalista, scrittore e regista David Grieco lunedì scorso ha scritto su Globalist una lettera aperta che è stata poi ripresa anche dalla Stampa. In sostanza, Grieco rivela che Ninetto Davoli conosceva bene il giovanissimo Pino Pelosi (l’assassino “ufficiale” di Pier Paolo Pasolini) ma ha sempre fatto finta di non conoscerlo, privando di un elemento chiave le indagini sul Delitto Pasolini che si sono concentrate sul ragazzino permettendo ai veri assassini e ai veri mandanti dell’omicidio di restare nell’ombra ancora oggi, nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.
Ninetto Davoli non ha ancora risposto alle stringenti domande di David Grieco.
Allora noi siamo andati a chiedere un parere su questa lettera aperta a Stefano Maccioni, l’avvocato che nel 2009 fece riaprire il Caso Pasolini. A seguito delle nuove indagini vennero trovati tre DNA sui reperti relativi all’omicidio e unitamente ad una lunga serie di indizi si è potuti giungere alla conclusione che Pasolini nella notte tra il 1 e il 2 novembre sia stato ucciso da più persone. Recentemente, l’avvocato Maccioni ha anche scritto un libro (“Pasolini. Un caso mai chiuso”) in cui elenca in modo spietato tutti i pesanti elementi in suo possesso.
Secondo lei avvocato, è verosimile che Ninetto Davoli conoscesse da tempo Pelosi come sostiene David Grieco?
È più che verosimile. Ninetto Davoli e Pier Paolo Pasolini erano inseparabili. Anche il 1 novembre, poche ore prima del delitto, erano andati a cena insieme. Sarebbe opportuno che Davoli chiarisse definitivamente tale circostanza.
Grieco asserisce che anche Sergio Citti, Franco Citti e Nico Naldini (cugino e collaboratore di Pasolini) conoscevano Pelosi, ma pure loro si sono ben guardati dal dirlo. Le pare possibile?
Guardi, Grieco non ha menzionato un nome di un’altra persona vicinissima a Pasolini che probabilmente conosceva Pino Pelosi. L’attrice Laura Betti, che dopo la morte si occuperà di creare il Fondo Pasolini a cui tutti abbiamo attinto. Laura Betti avrebbe potuto conoscere Pelosi.
Come fa a dirlo?
Non lo dico io. Lo dice un giornale dell’epoca. Il Corriere della Sera del 12 dicembre del 1975, pochi giorni dopo il delitto. Il titolo dell’articolo è “Una donna dice di aver visto Pasolini con il suo assassino”. Questa donna si presenta come testimone dai carabinieri e sostiene di aver visto Pasolini in compagnia di Pelosi qualche sera prima del delitto a tavola insieme al ristorante “La carbonara” in Piazza Campo de’ Fiori, paradossalmente di fronte alla statua di Giordano Bruno dove Alberto Moravia pronuncerà poi la sua appassionata orazione funebre di Pasolini. La donna aggiunge che insieme a Pasolini e Pelosi c’era Laura Betti e li descrive tutti e tre nei minimi dettagli: come erano vestiti, cosa avevano mangiato, ecc. I carabinieri convocano dunque Laura Betti che però si dichiara troppo abbattuta dal dolore per poter rispondere alle loro domande.
Lei conferma che se qualcuno degli amici di Pasolini avesse detto di conoscere Pino Pelosi le indagini sull’assassinio del grande poeta avrebbero completamente cambiato indirizzo?
Su questo non ci sono dubbi. La versione auto accusatoria resa da Pino Pelosi sarebbe inesorabilmente crollata.
Certo, se tutto questo fosse vero, le persone più vicine a Pasolini lo avrebbero in qualche modo tradito. Perché?
Non so. Chissà, forse sono state minacciate anche loro. In particolare Ninetto Davoli, che quella sera era andato a cena con Pasolini, poi aveva saputo prima di chiunque altro della sua morte e infine aveva riconosciuto il cadavere.
Lei cosa ha intenzione di fare? Vuole provare a far riaprire nuovamente l’inchiesta sull’omicidio di Pasolini?
Certamente. Lo dobbiamo al Paese, alla nostra storia, a tutti i giovani che quest’anno si sono avvicinati a migliaia alla straordinaria figura di Pier Paolo Pasolini. Quando feci riaprire il caso a suo tempo, tutti gli elementi che avevo portato alla Procura della Repubblica di Roma non sono stati valutati soprattutto in relazione al movente dell’omicidio non certamente sessuale ma politico. Ci sono ancora tanti indizi da valutare e i DNA da identificare. E soprattutto Ninetto Davoli è vivo e vegeto. Credo che deve trovare il coraggio di rispondere alle domande di Grieco. Penso proprio che lo debba a Pier Paolo Pasolini che gli ha dato tanto. E. Tai.