Massini in scena con Bunker Kiev: una performance nei sotterranei del Teatro della Pergola
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Massini in scena con Bunker Kiev: una performance nei sotterranei del Teatro della Pergola

Il progetto speciale del Teatro della Pergola, ideato da Stefani Massini in collaborazione con Andrea Baggio e Piero Pelù, per raccontare le vere esperienze dei cittadini ucraini a un anno dallo scoppio del conflitto.

Massini in scena con Bunker Kiev: una performance nei sotterranei del Teatro della Pergola
Nardella, Massini e Giorgetti
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24 Febbraio 2023 - 18.42


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di Irene Perli

Vuoto e desolazione entrano dalle finestre sbarrate: la sensazione è quella di abbandono. D’improvviso una sirena occupa tutto lo spazio circostante. Si odono grida disperate, c’è odore di paura, incertezza e preghiere. Segue un missile. Centra il bersaglio. Quelle finestre adesso sono ridotte in cenere. 

Un anno fa, il 24 febbraio 2022, giunge la “distante” notizia che la Russia di Putin inizia un’operazione militare nel Donbass, sancendo così l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, l’inizio del conflitto che continua da un anno e che segna un numero troppo alto di deceduti fra soldati e civili.

Perché questa notizia è “distante”? Perché non ci colpisce in prima persona. Non siamo noi, italiani, ad avere paura di uscire di casa (per i pochi che ancora una casa ce l’hanno), a nasconderci dagli attacchi, ad avere fame di libertà.

Il Teatro della Pergola ha deciso di estirpare questo aggettivo: da “distante” si passa a “esperienziale”, “vicino” grazie allo speciale progetto ideato da Stefano Massini, Bunker Kiev, presentato nella tarda mattinata di oggi insieme a Marco Giorgetti, direttore della Fondazione Teatro della Pergola e a Dario Nardella, sindaco di Firenze.

Ideatore del testo e direttore artistico del progetto, Massini è determinato a far capire al pubblico l’esperienza di vivere, o meglio sopravvivere, a Kiev che tutt’oggi è devastata dalle bombe. Lo scrittore e raccontastorie fiorentino, unico autore italiano ad essersi aggiudicato un Tony Award, il premio Oscar del teatro americano, ha sentito l’urgenza di un lavoro che sia innanzitutto un potente atto politico. Ad accompagnarlo nella realizzazione del progetto c’è Andrea Baggio, curatore dell’ambiente sonoro, e il cantautore Piero Pelù, compositore ed esecutore del brano musicale finale. 

Bunker Kiev non è una drammaturgia qualunque, bensì è un’esperienza, una performance in cui l’arte si miscela al cento per cento alla fisicità: i sotterranei del Teatro della Pergola, infatti, conducono ad uno spazio semibuio e ristretto, che, grazie agli effetti sonori di Baggio, trasmette la sensazione di essere catapultati in uno dei 4984 bunker di Kiev in cui gli ucraini cercano riparo dai missili russi. 

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Le testimonianze autentiche delle persone che attualmente si stanno rifugiando nei bunker sono l’elemento dal quale Massini ha tratto una narrazione potente e spietata nella sua semplicità, capace di far vivere alle persone l’esperienza di simili rifugi, nei quali umanità e dolore si sovrappongono. 

Uno spezzone del discorso di Massini recita:

Il bunker è quel posto in cui non sai dove sei, in tutti i sensi
e forse alla fine
nemmeno lo vuoi sapere:
ti basta uscirne,
è come, in una frase, la parentesi
ecco sì, la parentesi,
che a scuola una volta
quell’insegnante
com’è che si chiamava?
Cominciava con la T, mi sembra…
Nei bunker ti pianti spesso sui ricordi stupidi,
il nome dell’insegnante
cominciava con la T…
insomma ti disse
che facevi parentesi troppo lunghe
e non si poteva,
era errore fare parentesi lunghe,
così ti disse l’insegnante… come si chiamava? Cominciava con la T…
Tant’è,
la parentesi in effetti
appena la apri devi chiuderla, e basta.
Così per i bunker.
Appena entri, vuoi solo uscire.

Le testimonianze raccolte da Massini narrano di come le persone muoiono calpestate nella fretta di entrare e mettersi al riparo, raccontano la crudeltà della guerra e la disumanità di stare seduti di fronte alla propria madre, ormai morta, mentre tiene ancora stretto il suo libro di ricette preferito. 

“L’allarme ha suonato di nuovo – continua il testo-performance della durata di 45 minuti – e due sono le cose che ti chiedi: qual è il posto migliore? Ma non per sedersi. Si cerca il luogo migliore per fuggire, in caso di cedimento del bunker, perché tanti sono stati i morti schiacciati che cercavano di fuggire. Qual è il posto dove c’è più probabilità di salvarsi? Per riuscire a capirlo allora ti immagini la scena e vedi venire giù il tetto, la linea elettrica che cade e fa una fiamma, e allora puoi solo essere pronto, almeno fino a che questo bunker non diventa una tomba”.

Questi pezzi di vissuto compongono un testo autentico, carico di tutte le sfumature di paura e terrore. Nasce quindi un’esperienza simbolica, un grido di protesta contro la guerra. 

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Alle 18:30, il 6, 7, 8, 10 e 12 marzo, piccoli gruppi potranno assistere a questa performance, proprio a causa dello spazio ristretto dei sotterranei della Pergola: lo scopo è quello di far percepire allo spettatore l’angoscia dei bombardamenti.

Il teatro pubblico è tenuto a fare questo quello che deve fare sempre – spiega Massini – cioè prendere le persone e portarle direttamente dentro una realtà che non possono vivere sulla propria pelle, ma che in questo modo potranno un po’ toccare con mano. Per ovvie ragioni il teatro impiega un tempo necessario per occuparsi della realtà, ma in questo caso siamo riusciti in pochi giorni a realizzare il progetto riguardante quello che sta accedendo in questo momento in Ucraina”.

Dopo le prime repliche, Massini consegnerà il testo ad altri intrepreti, soprattutto appartenenti alle nuove generazioni: rappresenta il passaggio di un testimone, di un impegno sociale motore della partecipazione critica agli eventi che scandiscono la società moderna.

Nonostante Italia e Ucraina siano territorialmente distanti, il teatro le avvicina creando un fil rouge che unisce le persone; proprio come il Teatro della Pergola si lega ai cittadini ucraini. A maggior ragione questa volontà si trasformerà in atti concreti: il ricavato di tutte le performance sarà devoluto agli ospedali pediatrici di Kiev e di Mariupol.

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Ma c’è di più. Firenze ha già vissuto un’esperienza simile risalente all’8 settembre 1943, quando la città è stata occupata dai nazisti nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. Allora come oggi il Teatro della Pergola si è fatto avanti, ospitando i cittadini del centro storico nei suoi sotterranei, trasformati in un rifugio antiaereo. 

Negli stessi cunicoli stretti in cui Bunker Kiev viene realizzato, civili fiorentini hanno trovato un rifugio ottanta anni fa, e ora come allora, il silenzio dei pensieri degli abitanti è interrotto dal rumore delle sirene antiaeree. “Si vive quindi un déjà-vu – afferma Massini – e il fatto che a distanza di più di settanta anni ci ritroviamo a fare una performance sugli orrori della guerra, quando Firenze è stata una delle città più bombardate d’Italia, ci fa capire che il genere umano non ha imparato troppo dai propri errori”.

Il parallelismo fra passato e contemporaneità è sancito anche dalle sirene antiaeree che suoneranno, come annunciato dal sindaco Nardella, in Piazza della Signoria prima di ogni replica.

Il suono è il simbolo del conflitto, della protesta contro la guerra. È un privilegio che un atto simbolico così potente parta dall’Italia, da Firenze, da uno dei teatri più antichi e ricchi di storia, perché in momenti di crisi l’arte è necessaria per esprimere in varie forme quello che è impossibile dire a parole. 

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