Pechino e Mosca giocano di sponda, in attesa di capire quali saranno i prossimi sviluppo.
Accoglienza calorosa in Cina per Valery Gergiev, il direttore d’orchestra russo costretto un anno fa a lasciare l’incarico ai vertici della Filarmonica di Monaco dopo essersi rifiutato di condannare l’invasione dell’Ucraina. «E’ come tornare a casa», ha dichiarato al suo arrivo il musicista – che ha in programma una tre giorni di esibizioni nel Centro nazionale per le arti dello spettacolo a Pechino.
Il suo concerto con l’Orchestra russa Mariinsky segna il ritorno sulla scena cinese di artisti stranieri per la prima volta dalla riapertura del paese. Gergiev – che ha relazioni strette con il presidente russo Vladimir Putin – è stato rimosso dal suo incarico alla Filarmonica di Monaco dopo che si è rifiutato di prendere inequivocabilmente le distanze dall’invasione russa dell’Ucraina, come gli era stato chiesto a marzo dello scorso anno dal sindaco di Monaco, Dieter Reiter.
Allo spettacolo a Pechino i media statali cinesi hanno riservato un’attenta copertura, e il Global Times ha evidenziato la stretta collaborazione tra Russia e Cina, difendendo inoltre Gergiev dalle critiche ed accusando l’Occidente di aver preso di mira la musica e l’arte russe.
Oltre all’Orchestra di Monaco, l’anno scorso anche il Carnegie Hall decise di cancellare alcune serate con il direttore d’orchestra russo e il Metropolitan Opera di New York annunciò che non avrebbe più lavorato con artisti ed organizzazioni russi che sostengono Putin fino alla fine dell’invasione dell’Ucraina.
L’amicizia di Gergiev con Putin dura da decenni: il direttore d’orchestra ha sostenuto anche le politiche del presidente russo contro la comunità Lgbtq, tanto da provocare proteste nei suoi confronti. Nel 2014, Gergiev ha firmato una lettera aperta con un gruppo di esponenti della cultura russa a sostegno dell’annessione della Crimea da parte di Putin, provocando ulteriori proteste.