Alla Fondazione Merz la mostra collettiva “Palermo Mon Amour“
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Alla Fondazione Merz la mostra collettiva “Palermo Mon Amour“

La mostra, curata da Valentino Greco, è un racconto della città di Palermo dal 1950 al 1992, attraverso gli scatti di diversi fotografi, da Enzo Sellerio a Letizia Battaglia. Sono più di ottanta le fotografie in esposizione

Alla Fondazione Merz la mostra collettiva “Palermo Mon Amour“
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17 Aprile 2023 - 16.59 Culture


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La Fondazione Merz presenta fino al 24 settembre la mostra collettiva Palermo Mon Amour in collaborazione con il Centro Internazionale di Fotografia Letizia Battaglia. L’esposizione, curata da Valentina Greco, è un racconto della città di Palermo dagli anni ‘50 al 1992 attraverso gli sguardi e le emozioni dei fotografi Enzo Sellerio, Letizia Battaglia, Franco Zecchin, Fabio Sgroi e Lia Pasqualino. Il titolo della mostra è ispirato al romanzo Hiroshima Mon Amour di Marguerite Duras, una storia d’amore difficile.

Cinque sguardi diversi sulla scena sociale palermitana degli anni ‘50 e ‘60 colpita da miseria e degrado, ma con la speranza viva di una possibile rinascita civile ed economica, fino al ‘92 quando il desiderio di un cambiamento viene spento dai terribili attentati terroristici-mafiosi: la strage di Capaci e la strage in via D’Amelio.

La mostra, oltre a più di ottanta fotografie di medio e grande formato, comprende installazioni video che corredano le immagini con voci che in maniera diversificata raccontano l’immaginario di Palermo. Al materiale di repertorio proveniente dagli archivi dei cinque autori, si aggiunge il materiale di nuova produzione. 

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Palermo Mon Amour è un racconto di fatti di vita quotidiana e fatti di cronaca, è anche il racconto del punk che prendeva piede in quegli anni nel capoluogo siciliano, delle manifestazioni studentesche, delle occupazioni, della produzione teatrale attentamente osservati e registrati dalla fotografia. “La fotografia è un dispositivo necessario per sperimentare un linguaggio che possa raccontare cosa accade in una città, che cosa sia una città. Scattare una fotografia significa partecipare alla felicità, alla fragilità, alla quotidianità, alla eccezionalità, alla ferocia, all’ipocrisia, all’affabulazione, alla ricchezza, alla miseria, alla meraviglia delle situazioni collettive sia pubbliche che private. Le fotografie svelano l’implacabile decostruzione del tempo, e rivelano che tra due situazioni c’è lo scompiglio, la deflagrazione” commenta Valentina Greco, curatrice della mostra.

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