«Penso sia giusto aver indetto un referendum contro l’invio delle armi in Ucraina. Sin dall’inizio sono stato contro la guerra. Ad oggi, un’impresa fallimentare, sono morte migliaia di persone e ci troviamo come un anno fa. Non è cambiato molto».
E’ quanto ha dichiarato l’attore, regista e drammaturgo Ascanio Celestini. Celestini, però, dimentica che senza gli aiuti l’invasione russa sarebbe arrivata a Kiev e occupato tutte le coste del mar Nero, con gravi conseguenze sui commerci e sulla sicurezza dell’area. Perché non ne tiene conto?
«Quelli che sono favorevoli all’invio delle armi – ha aggiunto- ci dicano almeno quali sono le prospettive. La prospettiva è continuare a far morire migliaia di persone senza che cambi nulla in Ucraina? Se il futuro di questa guerra è legato alla continuazione del conflitto da parte della Federazione Russa o alla riconquista, da parte dell’Ucraina, di tutti i territori compresa la Crimea, siamo molto, molto lontani dall’obiettivo della pace».
Vero però Celestini dica pure qual è l’idea sua: ossia che un paese aggredito i cui territori sono stati invasi accetti l’invasione in attesa della prossima? Il ‘non detto’ da quelle parti è uno solo: poiché si considera l’Ucraina un paese se non nazista quantomeno un paese che ha inserito estremisti di destra nei suoi ranghi, allora Kiev non merita solidarietà.
Infatti quando c’è stato da dare le armi ai curdo-siriani per la difesa del Rojava e non solo dall’Isis non sono giunte voci contrarie né qualcuno ha chiesto loro di sedersi ad un tavolo e trattare con al-Baghdadi che decapitava i prigionieri e rendeva schiave le donne yazide.