“Copernico ha fatto cosa audace, ha sfidato il potere civile e religioso rovinando il concetto del mondo sostenuto da tutte le autorità; per fare ciò erano necessarie il talento, la scienza e competenza ma sopra tutto il coraggio civile”. Queste sono state le parole del professor Wojciech Falkowski, attualmente il direttore del Castello Reale di Varsavia, per inaugurare la rara mostra dedicata alla rivoluzione attuata da Niccolò Copernico (1473 – 1543).
Il 24 aprile scorso si è infatti celebrato l’inizio della mostra dedicata ad uno dei più famosi astronomi e matematici polacchi: Niccolò Copernico. Ospitata al Castello Reale di Varsavia, e organizzata in collaborazione con il Museo dell’Università Jagellonica di Cracovia, la mostra dedicata a Copernico ricorre in occasione del suo 550esimo anniversario di nascita ed ha lo scopo di celebrare l’autore responsabile della teoria eliocentrica del sistema solare che ha rivoluzionato il modo di osservare l’universo: Copernico, molto più di altri, è infatti riuscito a dimostrare tramite procedimenti matematici che è il Sole, e non la Terra, ad essere posizionato al centro dell’Universo. La cerimonia di apertura si è conclusa con un concerto di musica rinascimentale suonata dal gruppo Sabionetta di Varsavia.
La mostra, aperta fino alla fine del prossimo luglio, ripercorre la vita dell’astronomo ricordando quindi anche le varie città italiane dove ha studiato: Bologna, Padova e Ferrara sono le principali, in quest’ultima, Copernico si è laureato in Diritto Canonico. Ferrara è una città particolarmente importante anche per un altro motivo: si pensa che in questa città possa avere avuto la prima illuminazione per lo sviluppo delle sue intuizioni. Dal 1504 ha infatti iniziato a raccogliere informazioni, osservazioni e le riflessioni che stavano per portarlo a formare la sua teoria.
Una volta canonico, Copernico si è spostato nuovamente in Polonia, nella regione Varmia, per prestare servizio nella cattedrale di Frombork, dove fu poi sepolto. Nella mostra tutto ciò non è stato tralasciato: sono infatti presenti i libri, vari strumenti e oggetti che appartenevano alla sua epoca e che lui stesso ha usato da astronomo, medico ed economista. In esposizione al Castello vi è anche il famoso quadro dipinto nel 1872 dall’artista polacco Jan Matejko , intitolato “Copernico conversa con Dio“, che lo ritrae sulla terrazza nel momento delle osservazioni astronomiche.
Non manca in mostra l’opera principale del canonico: il libro “De revolutionibus orbium coelestium” (Sulle rivoluzioni delle sfere celesti) uscito in prima edizione nel 1543, poco prima della sua morte. Interessante notare che la premessa del libro, inizialmente anonima e poi attribuita a teologo luterano Andrea Osiander, sminuiva il lavoro di Copernico sostenendo che esso non voleva rappresentare una spiegazione dell’effettiva organizzazione dell’Universo alternativa a quella tolemaica, ma soltanto un mero esercizio matematico. La premessa ha permesso che il libro non finisse nell’indice dei libri proibiti dalla Chiesa, la quale, invece, sosteneva la visione geocentrica per la quale era la Terra ad essere al centro dell’universo.