di Davide Monastra
Che cosa rimane oggi di Mia Martini? Sono trascorsi molti: era il 12 maggio 1995 quando Mia Martini se ne andava per sempre, a soli 47 anni a causa di un “arresto cardiaco”. Mimì, che della musica non aveva fatto solo un lavoro ma una vera ragione di vita, raggiunse il successo nel 1972 con Il successo con “Piccolo Uomo” e – dopo che la sua carriera subì un duro colpo a causa di uno stupido pettegolezzo – riuscì a rinascere sul palco dell’Ariston con “Almeno tu nell’universo”, ormai un classico della canzone leggera italiana.
Il suo corpo senza vita fu ritrovato due giorni dopo la morte, il 14 maggio 1995, nell’appartamento a Cardano al Campo (VA), dove la cantante si era trasferita per ricucire il burrascoso rapporto con il padre.
Sorella di Loredana Bertè, nasce a Bagnara Calabra e con la famiglia si trasferisce prima ad Ancona e poi a Roma. Comincia a cantare giovanissima, ma il successo arriva negli anni ’70 con “Piccolo uomo”, appunto, ma anche con “Minuetto”, “Inno” e “Padre davvero”.
Anche gli anni ’80 sono stati ricchi di canzoni immortali, come “E non finisce mica il cielo”, brano scritto per lei da Ivano Fossati, grande amore della sua vita, che non vinse Sanremo ma conquistò il premio della Critica che fu istituito appositamente per lei.
Invidia e malelingue decisero poi che fosse il momento di accattare Mia Martini. Dopo un concerto, uno dei componenti del suo gruppo morì. “Porta sfortuna”, si cominciò a raccontare nel maligno ambiente dello showbiz: meglio tenerla lontano dal palco. E per anni la Martini fu costretta a stare lontana dalle scene: nessun invito, nessuna collaborazione. Alla fine la sua voce vinse sui pettegolezzi, con l’incredibile performance di “Almeno tu nell’universo” dall’Ariston. La canzone, scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, vinse il premio della critica: il pubblico fu conquistato. Per Mia Martini fu una rinascita, ma gli anni di esilio forzato lasciarono il segno. Gli ultimi anni della sua fin troppo breve carriera furono costellati da altri successi, come “Gli uomini non cambiano”, “Donna” e “Cu ‘mmè”.
Mia Martini decse poi di uscire di scena facendo rumore, privando tutti della sua arte e della sua meravigliosa voce: un silenzio che oggi, a distanza di tanti anni, ancora oggi fa male.