25 luglio 1943: quando il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini
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25 luglio 1943: quando il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini

Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, che non si riunisce dal 1939, approva l'ordine del giorno che sfiducia Mussolini. L'ordine del giorno Grandi.

25 luglio 1943: quando il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini
25 luglio 1943 Mussolini sifuciato
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25 Luglio 2023 - 09.12


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Un episodio che ha cambiato le corti dell’Italia: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, che non si riunisce dal 1939, approva l’ordine del giorno che sfiducia Mussolini.

La mozione, presentata da Dino Grandi, passa con 19 voti favorevoli (Acerbo, Albini, Alfieri, Balella, Bastianini, Bignardi, Bottai, Cianetti (ritira il giorno successivo), Ciano, De Bono, de Marsico, De Stefani, De Vecchi, Federzoni, Gottardi, Grandi, Marinelli, Pareschi, Rossoni), 7 contrari (Biggini, Buffarini-Guidi, Farinacci, Frattari, Galbiati, Polverelli, Scorza, Tringali Casanova) e un astenuto (Suardo).

“Il Gran Consiglio del Fascismo, riunendosi in queste ore di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma che, fianco a fianco con la gente di Sicilia, in cui più alta risplende l’univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d’indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate. Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra;

proclama

il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l’unità, l’indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l’avvenire del popolo italiano;

afferma

la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in questa ora grave e decisiva per i destini della Nazione;

dichiara

che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;

invita

il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l’onore e la salvezza della Patria assumere con l’effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare, dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia”.

Poche ore più tardi, sfiduciato dal Consiglio, Mussolini incontrò il Re presso Villa Savoia. Qui venne informato della sua sostituzione, in qualità di Presidente del Consiglio, da parte del suo ex Capo di Stato maggiore, il Maresciallo Badoglio.

All’uscita dalla Villa, Mussolini fu arrestato e incarcerato dai carabinieri con l’accusa di aver condotto l’Italia alla guerra, di essersi alleato con i nazisti e di essere responsabile della sconfitta subita in Russia.

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